Pochi spiccioli per la riforma delle pensioni, l’anticipo è per pochi eletti
Il “pacchetto” pensioni, in arrivo con la legge di Bilancio, potrà contare al massimo su una dote di un miliardo e mezzo. È questa, secondo quanto si apprende da fonti di maggioranza e di governo, la cifra “limite” sulla quale si stanno esercitando i tecnici per trovare il giusto mix tra le varie misure. Di sicuro arriverà l’Ape, l’anticipo dell’assegno per la flessibilità in uscita. Si ragiona sulle altre misure: in “pole” ci sarebbero le ricongiunzioni, da rendere gratuite e l’aumento delle quattordicesime per gli assegni bassi.
Le scarse risorse per le pensioni
Nell’ultimo incontro governo-sindacati il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti aveva assicurato che le risorse che il governo era impegnato a reperire sarebbero state “rilevanti”. Più cauto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini che aveva parlato di una dotazione “non trascurabile” ma che inevitabilmente sarà definita solo alla luce del quadro macroeconomico, che dovrebbe essere rivisto al ribasso a settembre rispetto alle stime di aprile. Tra le misure che troveranno finanziamento ci sarà comunque certamente l’Ape che, viene spiegato, non è un “prestito” ma un vero e proprio anticipo dell’assegno. Il meccanismo infatti riguarda esclusivamente il pensionato senza effetti sugli eredi, come accade invece con i normali finanziamenti. Obiettivo dell’esecutivo è quello di costruire un’operazione “semplice” sotto la regia dell’Inps. Il lavoratore che voglia anticipare l’uscita, infatti, dovrà interfacciarsi solo con l’ente di previdenza – come già accade nel normale percorso per la pensione – che a sua volta terrà anche i rapporti con gli istituti di credito che si renderanno disponibili a supportare l’iniziativa. L’Ape avrà comunque un impatto contenuto sui conti pubblici (si è parlato di circa 600 milioni) perché lo Stato interverrà solo a sostegno di alcune categorie che scelgano le pensioni anticipate, come i disoccupati di lunga durata o i lavoratori con redditi particolarmente bassi. Ma l’anticipo è solo una delle voci del pacchetto pensioni: sul tavolo, posizionata in alto nella lista delle priorità, c’è anche la ricongiunzione da rendere gratuita dei contributi versati a diverse gestioni. Se si troveranno le risorse, verranno infatti meno i vincoli che ci sono oggi per mettere in fila tutti gli anni di anzianità (e relativi contributi) senza dover pagare penali. E ciò varrà anche per raggiungere i requisiti per accedere all’Ape.
La quattordicesima da estendere
Pensioni a parte, l’altra misura che si sta cercando di includere, cara anche al premier Matteo Renzi, è il rafforzamento della quattordicesima per gli assegni bassi. Anche qui diverse ipotesi, ancora oggetto di simulazioni: si va dall’aumento dell’assegno all’ampliamento della platea, portando a 12-13 mila euro l’anno il tetto del reddito per poter ricevere l’assegno aggiuntivo. In alternativa si sta valutando anche se alzare invece la no tax area, già salita quest’anno da 7.500 euro a 7.750 per gli ‘under 75’ e da 7.750 a 8.000 per chi ha più di 75 anni. Una misura, quella assunta con l’ultima legge di Stabilità, per la quale erano stati stanziati per il 2016 146 milioni.