A Civitanova minacce dai migranti: “Voi italiani siete insetti maleodoranti”
Forse cercavano la rissa, forse erano solo alterati. Fa comunque impressione quanto accaduto a Civitanova marche dove dei giovani del posto sono stati fermati con l’epiteto di “Italiani insetti maleodoranti” da alcuni maghrebini che stazionavano sul molo. Ne dà notizia il Corriere adriatico, raccontando quanto denunciato da alcuni giovani di Civitanova. «Io, mia sorella e i nostri due ragazzi stavamo passeggiando – ha raccontato una delle quattro vittime dell’immotivata aggressione verbale -, seduti su un muretto c’erano tre ragazzi magrebini che parlavano ad alta voce come se stessero litigando tra di loro. Attirati dalle loro voci abbiamo buttato un occhio su di loro. Tra i tre, uno in particolare, alto magro e riccio, si è avvicinato, facendo capire che si rivolgeva a noi e chiamandoci “insetti italiani maleodoranti”. Noi, ovviamente, per non creare discussioni e situazioni spiacevoli abbiamo preferito ignorare tutto e proseguire. Da quello che abbiamo capito – ha concluso la giovane – hanno dato fastidio anche ad altra gente. Ma crediamo che siano tre gradassi che volevano provocare, cercando la rissa». Una semplice scaramuccia verbale, che però rende l’idea del clima di tensione nella città marchigiana, dove il sindaco Tommaso Corvatta è più impegnato a combattere i neofascisti, come ha ricordato anche nell’ultima celebrazione pubblica del 25 aprile, che a gestire l’emergenza immigrazione. Una battaglia ideologica, quella del sindaco di Civitanova, che lo ha portato persino a ospitare una famiglia rom a casa sua, come messaggio per l’integrazione.
Dal porto all’ex ente fiera: a Civitanova diverse zone franche
A Civitanova i problemi di ordine pubblico causati dagli immigrati irregolari, sono all’ordine del giorno. I padiglioni abbandonati dell’ex ente fiera, a largo Caradonna, lasciati nel totale abbandono dopo il tramonto della stagione fieristica, si sono trasformati in un luogo di ricovero per senzatetto e di spaccio per i pusher che lì dentro si rifugiano mentre nei dintorni smerciano lo stupefacente. Il luogo è diventato il simbolo di un degrado urbanistico e sociale nel centro della città e a ridosso del lungomare.