«Il rischio di attentati in Italia è alto»: agenti armati anche fuori servizio
Il rischio di attentati in Italia «è alto. Dopo Nizza abbiamo aumentato ancora di più i controlli» e nell’ultima circolare inviata a prefetti e questori «abbiamo introdotto una novità: l’invito a tutti gli agenti a portare l’arma di ordinanza anche fuori dagli incarichi specifici e dall’orario di servizio, sollecitando alla vigilanza sempre». Non è mai troppo tardi. Sono le parole del ministro dell’Interno Angelino Alfano in una lunga intervista in apertura di prima pagina a Libero, in cui anticipa: «per la sicurezza ho in mente una soluzione drastica: sto studiando un decreto che preveda una sorta di Daspo che tenga lontano dalle città i criminali con precedenti pericolosi». Per una convivenza pacifica, «stiamo lavorando per creare un nuovo modello di imam, che possiamo definire un ‘imam italiano’. Nelle moschee vogliamo che a predicare siano imam formatisi alla cultura italiana e consapevoli delle nostre regole giuridiche», dice Alfano. Obiettivo, arrivare a «un islam riconosciuto, con diritti e doveri». Un tema su cui tanto si è battuto Fratelli d’Italia, che già un anno fa individuava alcune ipotesi che ora finalmente etrano nel lessico del ministro Alfano. In tema di immigrazione, l’Italia non è un Paese razzista, dichiara Alfano, ma «un Paese affaticato, indurito da anni di crisi e da certe forze politiche che soffiano sul fuoco. «I profughi in Italia sono 130 mila, più diecimila minori. Sono un peso sostenibile. L’accoglienza e l’equa distribuzione dei profughi potrebbe essere il vero sollievo per le comunità più affaticate», osserva il ministro, sottolineando che «i mancati rimpatri sono il punto debole della Ue e alimentano il germe del razzismo. Sull’accoglienza l’Europa rischia di collassare».
La paura dopo Nizza. Roma a rischio attentati
Intanto è sulla Capitale che si concentra l’attenzione dell’intelligence, Il Circo Massimo, il Colosseo. Sabato sera, mentre un dispositivo di sicurezza senza precedenti circondava il concerto di Bruce Springsteen a Roma, i vertici del Viminale avevano in mente un ricordo recente: il cellulare sequestrato appena due mesi fa a un ragazzotto afghano di 23 anni, Hakim Nasiri, catturato nel Cara, il centro per richiedenti asilo, di Bari. Lo ricostruisce il Giornale. «Colpire Roma è un chiodo fisso, quasi un’ossessione, per i seguaci italiani dell’Isis. E questo rende complicato il lavoro delle forze di polizia. Perché non si tratta di individuare i soggetti a rischio nella comunità islamica della Capitale, che pure esistono e che sono in larga parte conosciuti e tenuti d’occhio. Si tratta di fronteggiare un rischio ben meno controllabile, la calata su Roma di cellule presenti in altre parti del paese, cellule singole, cani sciolti, facce anonime nascoste nella provincia italiana che al momento di colpire però hanno Roma al primo posto della loro agenda».