L’appello di Napolitano piace solo ad Alfano. Insorge il centrodestra

20 Lug 2016 17:09 - di Giacomo Fabi

A volte ritorna. E quando lo fa, cioè spesso, batte sempre sul tasto che gli è più caro: la riforma della Costituzione. Un chiodo fisso, ormai, per Giorgio Napolitano. A tal punto da dare l’impressione che abbia scelto la linea del cambiamento fine a se stesso, a prescindere dal merito. In parte è comprensibile, dal momento che legò la propria rielezione al Quirinale alla necessità di trasformare quella in corso in una legislatura costituente. In parte, però, no perché un presidente emerito della Repubblica non può sostenere la tesi che una qualsiasi riforma è meglio di nessuna riforma sorvolando sul contenuto della stessa. Renzi ha sì sfornato una Costituzione nuova di zecca, ma pasticciata e pericolosa.

Napolitano: «Patto per il Paese tra maggioranza e opposizione»

Ma Napolitano non sembra curarsene e dalle colonne del Foglio, nel ribadire il proprio “sì” al referendum confermativo del prossimo autunno, ha esortato «maggioranza e opposizione» ad individuare «un percorso condiviso per definire urgentemente un nuovo patto per il paese». L’appello del presidente emerito ha però il difetto di cadere nel mezzo di una situazione politica confusa che vede Renzi in difficoltà sia sul fronte del governo (il Ncd di Alfano è una polveriera pronta ad esplodere) sia su quello interno (una parte del Pd è pronta a dissubidirgli schierandosi per il “no”) e questo ha rafforzato la convinzione in chi vede in Napolitano il vero regista del gioco del premier. Una condizione ancor più visibile nel passaggio dell’intervista al Foglio dedicata all’Italicum, la legge elettorale, la cui modifica è l’unico salvagente che Renzi ha per eviatare il naufragio. L’input a mettervi mano gli è arrivato anche da Napolitano: «Con il tripolarismo una revisione del sistema elettorale credo sia da considerare, nel senso di non puntare a tutti i costi sul ballottaggio, che rischia, nel contesto attuale, di lasciare la direzione del paese a una forza politica di troppo ristretta legittimazione nel voto del primo turno».

FI e Lega: «Re Giorgio vuol continuare a comandare»

Un intervento, questo di Napolitano, che a molti dell’opposizione è sembrato un aiuto a Renzi. Il leghista Roberto Calderoli, ad esempio: «La monarchia di Re Giorgio prosegue anche da senatore a vita va avanti nel suo “presidenzialismo per interposta persona”, continuando da dietro le quinte a tirare i fili della marionetta», ha attaccato l’ex-ministro delle Riforme, che poi aggiunge: «Oggi invece Napolitano gli comunica che che deve modificare l’Italicum, perché sostanzialmente non farebbe più vincere il Pd, e che addirittura deve essere lui, Renzi, in qualità di segretario del Pd, a dettare la modifica che dovrà fare il Parlamento». Di «lacrime di coccodrillo» in riferimanto a Napolitano parla invece Renato Brunetta: «Lui è all’origine della spaccatura di questo Paese ed io lo reputo il peggior presidente della Repubblica della nostra storia». L’unico che risponde “signorsì” all’appello del senatore a vita è Angelino Alfano. E si capisce: per lui la modifica all’Italicum è una polizza sulla vita: «Noi pensiamo che dare il premio alla coalizione invece che alla lista ed eliminare il ballottaggio e fare che vinca chi arriva primo, potrebbe essere un punto di approdo a cui una larga maggioranza di parlamentari potrebbe arrivare».

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