E così anche Confindustria ha il suo uomo della Provvidenza: Matteo Renzi
A Confindustria hanno trovato l’uomo della Provvidenza. Girala come ti pare, ma il dato emerge chiaro. Matteo Renzi è oggi per loro, per gli industriali di Confindustria, quello che –absit iniuria verbis!- il Duce fu per la Chiesa al tempo dei Patti Lateranensi. L’associazione degli industriali non ha dubbi. È il Matteuccio loro. Tutto loro e tutto da proteggere. Anzitutto da quei cattivoni che vogliono affossare il referendum che il pupillo toscano ha indetto per ottobre. Perciò tutti a difenderlo. L’allarme è quotidiano. La risalita dell’economia è modesta e ci sono rischi di instabilità, ci dicono le teste d’uovo di Confindustria. Ma non è mica colpa di Renzi. Nossignori. Poi c’è la Brexit per cui il “rallentamento si estende e la dinamica degli scambi globali è destinata a ridursi”. E, oltre la Brexit, le elezioni Usa (dove la cara Hillary comincia a mostrare il fiato corto). Tutte preoccupazioni a tinte fosche. Ma il problema più grosso è quello del referendum costituzionale. Perchè, spiega il centro studi di Confindustria, il suo “fallimento potrebbe interrompere il recupero intrapreso e far ricadere l’economia italiana in recessione”. Oro colato, se a dirlo è l’ufficio studi di Confindustria! Non si può dubitare. Nè obiettare. Men che meno sghignazzare. Perciò, tutti con Matteo Renzi, è l’incitamento che arriva dai vertici confindustriali. La vittoria del No al referendum costituzionale causerebbe un “caos politico” e lo scenario economico interno “sarebbe caratterizzato da cinque eventi ciascuno dei quali foriero di recessione”. Traduzione per il popolo ignorante pronto a prendersela sempre col Governo: se Renzi non vince il referendum di ottobre anche i posti di lavoro potrebbero essere a rischio. Perciò occhio a come votate, voi che non credete più alle promesse mirabolanti del pifferaio toscano. Dopo di Lui il Diluvio. Confindustria vi guarda. E v’avverte.