Sulle destre moderate il ciclone Brexit. Fa eccezione l’Italia del fattore “B”

27 Giu 2016 11:48 - di Lando Chiarini

Nessuno tragga dal voto spagnolo la conclusione di un’evaporazione dell’effetto Brexit sui cittadini europei. La mezza vittoria dei Popolari fa tirare un sospiro di sollievo al suo leader, il supereuropeista Mariano Rajoy, ma non risolve lo stallo in cui il Paese iberico si trova ormai da mesi. L’unica via consentita dai numeri della Cortes è l’alleanza tra moderati e socialisti. Una soluzione che potrebbe ridare fiato e speranza agli sconfitti del voto odierno, Podémos a sinistra e Ciudadanos a destra, entrambi non certo benevoli verso Bruxelles. In realtà, c’è un dato che, più degli altri, l’affermazione della Brexit consegna alla riflessione politica: oltre al progetto di integrazione europea, sono le destre moderate le vittime designate dei cosiddetti populismi. David Cameron, “costretto” dalle spaccature interne al partito tory sul tema del rapporto con l’Europa ad un referendum suicida, rischia di essere solo il primo leader di un lista destinata ad allungarsi. La gara a chi toccherà concedere il bis è già in corso. In Austria, la destra di Hofer sogna la rivincita dopo essere stata sconfitta dal voto per corrispondenza e in Francia Marine Le Pen ha già “prenotato” un referendum sul modello britannico per vampirizzare la destra gollista di Nicolas Sarkozy. E l’elenco potrebbe comprendere Paesi Bassi, Danimarca e persino Germania, dove sempre più forte è la voce degli antieuropeisti di Alternative für Deutscheland.

La nostra Costituzione esclude una Brexit italiana

E l’Italia? La nostra Costituzione esclude il ricorso a consultazioni popolari sui trattati internazionali e questo sbarra la strada a soluzioni alla Brexit. Ma a fare la differenza con il resto d’Europa ha finora contribuito anche la leadership di Berlusconi che in questi anni ha saputo tenere insieme le due destre. Nessuno, tuttavia, può garantire che domani sarà ancora così. A maggior ragione ora che la spada del Cavaliere presenta più di un punto di ruggine e la Lega Nord coltiva ambizioni “nazionali” per sottrarre a Forza Italia il baricentro dell’alleanza. Certo, il bottino raccolto da Salvini sotto il Tevere è più magro di un disoccupato del Biafra, ma è anche vero che solo qualche fa era addirittura impensabile che il Carroccio sfilasse per le vie di Roma. Eppure è avvenuto, complice, in questo caso, l’assenza di una destra in grado di assolvere al ruolo che fu di Alleanza Nazionale.

La leadership di Berlusconi ha tenuto uniti moderati e populisti

Insomma, le certezze del passato non valgono più e non si può escludere un effetto Brexit anche in Italia, con le due destre pronte a ritrovarsi tra loro distinte e distanti. Soprattutto se dovesse prolungarsi lo stallo intorno al tema della futura leadership. Il nodo da sciogliere sono le primarie, ormai non più rinviabili se si vuole salvaguardare la peculiarità del centrodestra italiano e, nel contempo, rigenerarlo. É questo il gol decisivo che Berlusconi può e deve segnare nei tempi supplementari della propria leadership.

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