«Voglio morire da martire». Ritrovato il testamento dell’uomo con il cappello
Voleva morire da «martire». E chiama “eroi” gli autori delle stragi terroristiche di Parigi. È quanto si legge in una sorta di testamento scritto da Mohamed Abrini, noto come “l’uomo con il cappello“, il terrorista arrestato per l’attentato all’aeroporto di Bruxelles del 22 marzo scorso, uno dei maggiori ricercati per l’attentati di Parigi.
L’uomo con il cappello: voglio morire da martire
Come riferisce il sito della tv francese Bfmtv, nelle sue ultime volontà Abrini ha definito “eroi” i fratelli responsabili degli attacchi mi Francia. Quindi ha indicato la sua volontà di “morire da martire”, chiedendo a sua madre di perdonarlo. Secondo la tv, il documento è stato trovato su un computer portatile gettato in un bidone della spazzatura nel quartiere Schaerbeek di Bruxelles, vicino alla casa da dove partì il commando che provocò l’attacco nella capitale belga. Il testo era stato eliminato, ma gli specialisti della Polizia sono stati in grado comunque di recuperarlo. Nella nota, datata il 2 febbraio, “l’uomo con il cappello” evocava il fratello, morto in Siria, che, come gli inquirenti già sospettavano, ha portato alla radicalizzazione del giovane e il suo arruolamento nello Stato Islamico. Il terrorista era stato ripreso dalle telecamere mentre si trovava all’aeroporto insieme ai due kamikaze; nelle immagini spingeva un carrello bagagli con una sacca contenente l’esplosivo, che poi non ha funzionato o non è stato azionato. Abrini, attualmente detenuto in un carcere di massima sicurezza a Beveren, esprime nel “testamento” la sua piena approvazione agli attentati di novembre a Parigi, dove avrebbe avuto un ruolo nella logistica. Il documento ovviamente smentisce quanto avrebbe dichiarato Abrini subito dopo l’arresto, cioè che «non voleva fare male a una mosca», come riferito da diverse indiscrezioni.