I sindaci contro le nozze gay: «Non le celebriamo, considerateci obiettori»

30 Mar 2016 14:03 - di Guglielmo Federici

I sindaci “disobbedienti” non si arrendono e anche dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, molti amministratori e funzionari sono sul piede di guerra. Un ostacolo sembra sorgere infatti in sede di esame alla Camera dei deputati: quello dei numerosi sindaci e altri funzionari, in tutta Italia, che chiedono l’obiezione di coscienza in merito alla celebrazione delle unioni gay, in quanto contraria alle loro profonde convinzioni morali e religiose. Appuntamento giovedì alla Camera dei Deputati dove si terrà una conferenza stampa alle ore 11:30, ( presso la Sala Stampa, via della Missione 4), promossa dall’associazione ProVita onlus, presieduta da Toni Brandi, in collaborazione con il deputato azzurro  Fabrizio Di Stefano. Saranno tanti i sindaci in trasferta a Roma, tra i quali il Sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, ben noto alle cronache prima, durante e dopo il dibattito sulla legge Cirinnà, il quale si è molto esposto dichiarando alla stampa di non voler celebrare unioni omosessuali. Saranno presenti il portavoce di ProVita onlus, Alessandro Fiore, promotore dell’iniziativa. Concluderà l’incontro Massimo Gandolfini, presidente del Comitato organizzatore del Family Day, il quale si esprimerà anche riguardo alle prossime elezioni amministrative. Chi conosce l’associazione ProVita sa che si è sempre battuta per l’obiezione di coscienza riguardo i temi sensibili. «Abbiamo sempre radicalmente denunciato il disegno di legge Cirinnà anche perché è discriminatorio nei confronti delle persone coinvolte nella celebrazione dei “matrimoni” omosessuali: innanzi tutto gli ufficiali di Stato Civile che si troverebbero costretti a redigere atti contrari alle proprie ragioni morali o religiose». ProVita ha infatti ricevuto molte segnalazioni di sindaci in tutta Italia che troverebbero, in coscienza, inaccettabile celebrare un’unione omosessuale. Chiedono quindi che nell’articolato venga inserito un provvedimento che consenta la possibilità di dichiararsi obiettori di coscienza.

 

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