Tangenti di Sesto, i giudici assolvono Penati (l’ex braccio destro di Bersani)
Assolto da tutte le accuse. Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, ex sindaco di Sesto San Giovanni, nonché ex braccio destro nella segreteria di Pierluigi Bersani del Pd, è uscito indenne dal cosiddetto processo “Sistema Sesto“. Penati era imputato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. I giudici del tribunale di Monza, presieduti da Giuseppe Airò, hanno assolto con lui anche gli altri dieci imputati compresa la società Codelfa, con la motivazione perché il fatto non sussiste o perché non costituisce reato, sia con formula piena sia con la vecchia formula dubitativa. Inoltre hanno dichiarato il non doversi procedere per prescrizione per le vicende di concussione che riguardavano le presunte tangenti sulle ex aree Falck e Marelli, e cioè il cuore dell’indagine per il quale, peraltro, ci sono stati anche patteggiamenti. La prescrizione riguarda i reati commessi fino all’autunno 2006 ed è intervenuta tempo fa per via della legge Severino.
Penati: è finita un’ingiustizia
Applausi in aula al momento della lettura del dispositivo della sentenza. «Con questa sentenza si è messa fine ad un’ingiustizia durata quattro anni e mezzo», ha dichiarato Penati. «Esce pulita la mia immagine di amministratore ed è stata restituita la mia onorabilità», ha aggiunto. L’ex presidente della Provincia di Milano ha inoltre affermato di essere “estraneo al sistema Sesto, che non esiste”.
La reazione dell’accusa
«Non credo si possa sostenere che il sistema Sesto non esistesse», ha replicato il pm di Monza, Franca Macchia, che ha sostenuto l’accusa nel processo. Il pm, nel sostenere ciò, si è riferita al fatto che gli imputati sono anche in parte stati assolti con formula dubitativa e che il nucleo principale dell’indagine, quello relativo alle maxi-tangenti in cambio di permessi edilizi in aree ex Falck e Marelli, è stato “sfasciato” con la prescrizione intervenuta per via della legge Severino. Cosa che secondo la procura «ha reso più difficile il resto». Il pm ha anche affermato che si riserverà di leggere le motivazioni dei giudici (saranno pronte in novanta giorni) per poi valutare se impugnare o meno.
Le richieste del pm al termine della requisitoria
A luglio, al termine della sua requisitoria, il pm aveva chiesto al tribunale di condannare, tra gli altri, Penati a quattro anni di carcere, Bruno Vinasco ex manager del gruppo Gavio e l’architetto Renato Sarno a due anni e mezzo di reclusione, Antonino Princiotta ex segretario generale della provincia di Milano a due anni e gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini rispettivamente a due anni e un anno e mezzo di carcere. E la confisca di 14 milioni di euro alla società Codelfa. Unica assoluzione chiesta è stata quella di Giordano Vimercati ex braccio destro di Penati, nei cui confronti i Ds hanno rinunciato a costituirsi parte civile. I fatti contestati riguardano a vario titolo tre episodi di corruzione e due di finanziamento illecito ai partiti.