Depressione, il 12% degli italiani ne è colpito, ma solo uno su tre si cura

3 Dic 2015 12:47 - di Redazione

È la malattia a maggiore incidenza nel mondo e al primo posto nei paesi occidentali, e nel 2020 sarà la maggior causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. E’ la depressione, il cui costo sociale in Italia – inteso come ore lavorative perse – è pari a 4 miliardi di euro l’anno, mentre per l’economia europea è stato stimato un costo pari a 92 miliardi di euro, di cui 54 mld correlati a costi indiretti per assenza lavorativa. Eppure, solo un italiano su 3 ha coscienza del problema e si cura adeguatamente. E’ il quadro tracciato dagli esperti in occasione del Forum Un Viaggio di 100 anni nelle neuroscienze, organizzato da The European House-Ambrosetti all’Accademia dei Lincei. Per quanto riguarda i costi diretti a carico del Servizio sanitario nazionale, nel nostro Paese i costi medi annuali (ricoveri, specialistica ambulatoriale, farmaci) per il trattamento di un paziente depresso ammontano a 4.062 euro e la depressione colpisce il 12,5% della popolazione – pari a circa 7,5 mln di italiani – con solo il 34,3% dei pazienti che però assume farmaci.

Depressione, l’impatto sociale è altissimo

A questo, avvertono gli specialisti, si aggiungono i dati relativi all’impatto sociale che, tenendo conto che per ogni paziente sono coinvolti almeno 2-3 familiari, riguarda in Italia 4-5 milioni di persone coinvolte indirettamente dal disturbo depressivo. La depressione determina inoltre conseguenze pesanti soprattutto sul versante lavorativo: secondo la recente ricerca IDEA (Impact of Depression in the Workplace in Europe Audit), che ha coinvolto in tutta Europa oltre 7000 adulti fra i 16 e i 64 anni, lavoratori e dirigenti, ben il 20% degli intervistati aveva avuto una diagnosi di depressione e il numero medio di giornate di congedo dal lavoro durante l’ultimo episodio di depressione era 36 giorni. E i problemi lavorativi si correlano anche al rischio doppio di disoccupazione, pensionamento anticipato, alla maggiore disabilità e all’alto rischio di vivere in condizioni di emarginazione e povertà. Tanto che un manager su 3 tra quelli intervistati ha ammesso di non avere risorse economiche o strumenti formali per affrontare il problema. A questo si aggiunge che, nonostante gli alti tassi di assenteismo a causa della depressione, 1 persona su 4 tra quelle affette ha dichiarato di non aver comunicato il proprio problema al datore di lavoro. Di queste, 1 su 3 ha motivato tale scelta con il timore di perdere il posto. Da qui l’allerta di psichiatri e clinici: è necessario, anche dal punto di vista strettamente economico oltre che di salute pubblica, maggiore attenzione ad un fenomeno sociale che ha assunto dimensioni rilevantissime.

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