Torna il clima da “guerra fredda”: più truppe Usa in Europa contro Putin
Il clima non è ancora quello che si respirava durante la “guerra fredda” ma non v’è dubbio che il livello di attrito tra Usa e Russia stia salendo velocemente. Stando a qual che riferisce il Wall Street Journal, infatti, gli esperti del Pentagono avrebbero espresso la ferma volontà di potenziare la forza militare statunitense in Europa per contrastarvi la presenza russa. Secondo il resoconto pubblicato dall’autorevole testar, nel fine settimana ci sarebbe stato un incontro ai massimi livelli nel corso del quale i vertici militari americani hanno proposto di inviare altre truppe in Europa a rotazione per rafforzare la loro Usa in caso di crisi con Mosca.
La decisione del Pentagono svelata dal Wsj
Nel dettaglio, la mossa di Washington consentirà la presenza di diverse brigate americane in Europa in qualsiasi momento, aumentando il numero al di sopra dei limiti attuali. Ad oggi, l’esercito Usa ha due brigate in Europa, ognuna composta da 3.500 soldati. Il capo di Stato Maggiore, il generale Mark Milley, sostiene di voler aggiungere altre unità a quelle in rotazione in Europa, oltre a elicotteri d’attacco e brigate di artiglieria. Proprio come ai tempi della “guerra fredda”, il Vecchio Continente diventa se non proprio campo di battaglia come terreno di teso confronto politico-militare.
Crimea e Siria i fronti della nuova “guerra fredda”
Nell’annuale incontro del Reagan National Defense Forum, gli Usa hanno condannato l’aggressione e le minacce del presidente Vladimir Putin, avvertendo che Washington non deve permettere che la cooperazione tra Mosca e Occidente nel conflitto in Siria possa distrarre l’attenzione dalla crisi con l’Ucraina. In effetti, l’annessione della Crimea da parte di Mosca e l’appoggio di Putin al regime siriano di Assad hanno messo a nudo la debolezza dell’amministrazione guidata da Barack Obama in due regioni di alto valore strategico nel confronto tra le due superpotenze. La Crimea in mano russa significa infatti accesso diretto al Mediterraneo mentre sulla Siria è opposta la valutazione che Putin e Obama danno del futuro di quella nazione e del suo leader. Per il primo del destino di Assad si dovrà ragionare solo dopo aver liberato il Paese dall’Isis, mentre con il signore di Damasco Obama vorrebbe regolare i conti il prima possibile. Insomma, la “guerra fredda” non appare più un ricordo del passato.