Tasi, la retromarcia di Renzi può incantare solo i bambini e i bamba del Pd
Al tempo del comunista Palmiro Togliatti una retromarcia così clamorosa sulla Tasi non avrebbe potuto che evocare il guareschiano «contrordine compagni!». Ma ora che alla guida della sinistra c’è un illusionista come Matteo Renzi l’incipit non può che essere il classico «c’era una volta» delle favole. E allora c’era una volta un grande castello fatato, anzi esentato dal pagamento della Tasi. L’illusionista al governo l’ha fatto prima apparire in tutto il suo splendore per poi farlo svanire con un tocco di bacchetta magica. Cucù e l’abolizione della tassa non c’è più. Ma a credere che il premier fosse seriamente intenzionato a cancellare l’odiosa gabella anche in favore di nobili e ricconi potevano credere solo i bambini e la sinistra interna, quella guidata (si fa per dire) da Pierluigi Bersani. Con la quale Renzi ha ingaggiato una sorta di mercante in fiera: prima propone cose evidentemente impossibili (e abolire la Tasi in favore di chi possiede un castello o una megavilla con piscina, di fatto, lo è) al solo scopo di provocare i suoi oppositori interni. Che abboccano contenti come tanti pesciolini.
Il premier: castelli e megaville pagheranno la Tasi
Che fanno, infatti? Strepitano, imprecano, minacciano ma un minuto prima che passino a vie di fatto, Renzi indossa i panni del magnanimo e responsabile leader e fa finta di accontentarli “vendendo” loro – sotto forma di rinuncia – quel che già sapeva avrebbe dovuto concedere. Ma, a parte l’onore, non tutto è perduto per la minoranza interna. Anche gli antirenziani staccano il dividendo perché a loro volta possono far credere ai propri irriducibili aficionados di aver vinto inflitto al primo ministro una bruciante sconfitta. Un altro incantesimo degno della bacchetta di Harry Potter.
Ma tra Bersani e premier è solo un gioco delle parti
Basta sentire l’ex-capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza, mentre sottolinea l’«evidente retromarcia» di Renzi sulle case di lusso per rendersene conto. Ma lo stesso effetto si ottiene anche soppesando attentamente gli annunci che trapelano dalle ovattate pareti di Palazzo Chigi che escludono qualsiasi «volontà negoziale» da parte di Renzi, che tiene anzi a far sapere che ancor di più difenderà ora l’impianto complessivo della manovra «a spada tratta». Insomma, al netto dei reciproci vantaggi, nemici come prima. Morale della favola di questa favola senza morale è che mentre Renzi mena per il naso suoi nemici interni, questi, a cascata, prendono per i fondelli i propri elettori. Alla fine restano solo gli italiani tartassati che continuano a non vivere felici e contenti.