Soccorso azzurro: la riforma di Renzi va avanti grazie ai voti di Forza Italia

8 Ott 2015 6:11 - di Redazione

Berlusconi annuncia l’ennesimo ritomo in campo e denuncia la «grave emergenza democratica», ma per Matteo Renzi la vittoria è un passo. E chissà se è vero che l’ordine di chiudere in fretta il fronte del Senato sia partito ieri mattina da Palazzo Chigi, dopo una riunione tra il ministro Maria Elena Boschi e la minoranza finita male e dopo che, sul pallottoliere del Senato, i numeri a voto segreto erano scesi fino a quota 143. L’accordo con la minoranza del Pd, che dopo tanto tuonare ha ritirato gli emendamenti, ha disinnescato le ultime mine: il quorum per eleggere il capo dello Stato e le disposizioni transitorie all’articolo 39. Rispetto alle rivendicazioni iniziali, i ribelli hanno ottenuto ben poco. Eppure Miguel Gotor si dice «soddisfatto», convinto di aver risolto il rebus bersaniano del «combinato disposto» tra Italicum e nuova Costituzione: «Adesso chi vince non potrà fare l’asso pigliatutto».

Decisivi 30 voti di Forza Italia contro un emendamento della sinistra.

In realtà – si legge su “Il Corriere della Sera” – la minoranza, che puntava ad allargare la platea per eleggere il capo dello Stato, ha ottenuto solo di ripristinare il testo della Camera, dove è scritto che dopo il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tré quinti e dopo l’ottavo la maggioranza assoluta. Quanto all’articolo 39, il governo ha promesso agli ex dissidenti un emendamento che obbligherà i consigli regionali a ratificare la nomina dei senatori scelti dai cittadini. L’altro nodo erano i tempi della legge elettorale nazionale e il governo si è impegnato a scriverla in questa legislatura, anziché rinviarla alle calende greche.

Per le opposizioni è la débàcle: furia della Lega contro Berlusconi.

Salta la protesta della resistenza passiva, svanisce l’idea di una conferenza stampa unitaria e sfuma anche la lettera-appello corale a Sergio Mattarella, partita verso il Colle dal solo indirizzo di FI. I cinquestelle sono furibondi e hanno chiesto un incontro al Quirinale per denunciare che «Grasso non è super partes» e che la democrazia è a rischio. Il partito di Berlusconi ha fatto arrabbiare tutti. «Una volta che la maggioranza era in difficoltà, le avete fatto da stampella» accusa il leghista Centinaio, annunciando l’abbandono dell’Aula («state uccidendo la democrazia») e gridando al «patto Renzi-Berlusconi-Verdini-Tosi».

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