Minacce dell’Isis ai cristiani. Accade in Siria? No, nella civilissima Svezia

16 Ott 2015 15:11 - di Laura Ferrari

Minacce di morte ai cristiani convertiti da parte dei simpatizzanti dell’Isis. Non accade in Medio oriente o in Africa, ma nella civilissima Svezia. A darne notizia l’autorevole quotidiano svedese Dagens Nyether che pure non ha mai assunto posizioni xenofobe o estremiste. «Convertitevi o morirete», «Il Califfato è qui». Sono queste le scritte che mercoledì il cristiano assiro Markus Samuelsson si è ritrovato sui muri del suo ristorante di Goteborg. Le stesse minacce sono state rivolte ad altri negozi appartenenti a cristiani assiri.

Goteborg città simbolo della Svezia pro-Isis

Come riportato dal settimanale Tempi «non ci sono solo questi graffiti a dimostrare che Goteborg è una città a rischio estremismo islamico. Un rapporto di un altro giornale svedese, Aftonbladet, ha rivelato che già oltre 150 cittadini musulmani sono partiti per combattere il jihad in Siria e Iraq con l’Isis. Un esperto di terrorismo, Magnus Ranstorp, ha definito Goteborg «il centro svedese dei jihadisti». Dati confermati dalle notizie che arrivano dai fronti in Iraq e in Siria. Nel novembre 2014, tre ventenni svedesi (di origine somala) che si erano uniti all’Esercito Islamico attivo in Iraq e Siria sono rimasti uccisi in combattimento a Kobane. Tra i sei e i sette svedesi partono ogni settimana alla volta della Siria per prendere parte ai combattimenti.

Svezia terra di “foreign fighters”

La Scandinavia è diventato un avamposto in Europa dell’Isis, un po’ perché terra di elezione dei flussi migratori, grazie alla tradizione di accoglienza e ad uno stato sociale funzionante, un po’ perché rimasta sempre periferica rispetto alle rotte del terrorismo organizzato. Inoltre in Svezia, Danimarca e Norvegia le seconde generazioni stanno scalpitando da mesi – da quando l’Isis ha deciso di voler conquistare Siria e Iraq e poi il mondo – per unirsi alle truppe delle bandiere nere che ormai reclutano ragazzi e ragazze ovunque. L’ultimo rapporto dell’Ue sui foreign fighters parla ad esempio della Danimarca, prima per “contribuzione combattente” se si mette in rapporto il numero di chi ha lasciato il paese (un centinaio) al numero degli abitanti e degli immigrati. Dalla Norvegia quasi 200 si sono uniti all’Isis e di questi, affermano i servizi a Oslo, molti sono minori. Fonti di intelligence americane parlano poi di norvegesi che hanno acquisito posizioni di preminenza in seno al califfato. In Svezia è invece più rilevante il fenomeno delle cellule dormienti: la Sapo (l’intelligence svedese) segnala reclutatori in loco che hanno creato una rete di estremisti pronti ad entrare in azione. Le minacce ai cristiani convertiti di Goteborg è solo l’ennesima conferma di una minaccia che non può essere più sottovalutata.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *