Francesco Totti, l’Elis e la scuola che insegna a farcela: Roma ritrova il cuore

20 Ott 2015 12:56 - di Giorgio Sigona

Ci sono tutti a dare uno sguardo a storie importanti. C’è anche Francesco Totti, in modo garbato, quasi nell’ombra, dietro le quinte. «Sono storie di redenzione», così le chiama il professor Pierluigi Bartolomei, preside della scuola Elis di Roma, laurea in Economia e Commercio, un passato da aspirante attore e una famiglia con cinque figli a carico. E le storie sono quelle dei ragazzi che passano per il suo istituto di istruzione. Un progetto che l’Elis, da mezzo secolo, ha portato nel quartiere Casal Bruciato di Roma e che costituisce un tesoro di esperienze preziose, anche se difficili da decrittare nella loro complessità.

L’insegnamento dell’Elis

Bartolomei ci prova con l’ultima sua fatica libraria (Ti porterò con me – ed. Ares – euro 16) in cui vicende di vita segnate dal dolore incrociano la ricetta formativa dell’Elis e ad essa si affidano per affrontare le difficoltà di un’esistenza che, nonostante la giovanissima età, hanno già lasciato sulle loro fragili persone segni incancellabili. Al centro di tutto c’è il valore umanizzante del lavoro, che è un diritto ma che, in questa società, molti inseguono senza riuscire mai ad acciuffarlo. L’Elis non ha una risposta valida erga omnes, ma chi si iscrive alla scuola trova sulla scrivania de preside una ricatta che affonda le radici nella dottrina sociale della Chiesa e che di essa si serve per decrittare i mali di una società e per suggerire soluzioni possibili. Un qualificato gruppo di docenti prova poi a somministrare la medicina e a verificare i risultati lungo l’arco di tre anni di frequenza dei corsi. E alla fine il lavoro spesso arriva, dopo un percorso che qualche volta ha fatto degli “ultimi” gli attori di iniziative apprezzate e impensabili. I ragazzi di via Sandri, come li chiama il professor Bartolomei in un altro suo libro, non di rado hanno saputo fare come la crisalide, smentendo la pubblicistica corrente che erige steccati e per molti di loro ha usato e usa la dizione di “anime perse”. Il clandestino, il migrante, il bullo di quartiere passando per l’Elis, hanno l’opportunità di dismettere la “corazza” che avevano indossato per combattere solitudine, incomprensione e dolore e entrare nei panni dell’uomo e del lavoratore.

Le parole di Francesco Totti e il ragazzo di Pietralata

La prefazione di Mons. Javier Echevarria, Prelato dell’Opus Dei, l’introduzione di Francesco Totti e l’invito alla lettura di Michele Elia, amministratore delegato di Ferrovie, impreziosiscono il libro del professor Bartolomei e aiutano il lettore a non perdersi nel cammino che, dalla scuola alla vita, accompagna le storie di cui, nelle 235 pagine, l’autore ci parla. Casi limite, ma anche esempi in cui l’Elis ha trasformato fatiche impossibili in obiettivi centrati e, quindi, in risultati concreti. Da Emanuele, il ragazzo di Pietralata che ha tentato il suicidio, ma che poi ha fatto scattare nei suoi compagni una gara di generosità e di amore; a Matteo, che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, ma si illumina in volto quando parla della “Roma Calcio”; a Giacomo, che ha deciso di non frequentare più, travolto dalla separazione tra papà e mamma, ma poi ci ripensa; a Nicola, a Ibrahim, che racconta della guerra che ha sconvolto il suo Paese e per il quale l’impegno più grande è quello dell’integrazione e del rispetto delle regole.
Il mestiere del preside in una scuola di frontiera passa attraverso queste e altre storie simili. Lui, quando si alza la mattina, sa che deve utilizzare al meglio tutti quegli uomini invisibili che, in una partita, si mantengono ai bordi del campo ma che molte volte fanno la differenza e ne determinano il risultato. Il percorso è in salita, ma all’Elis tutti sono impegnati per conquistare la “cima”. Il gruppo docente, in primis, ma anche l’ultimo degli addetti alla struttura di supporto. Sta alle strutture pubbliche sostenere questo sforzo, con uomini e mezzi di sostentamento per la scuola. Qui, tagliare sul sostegno a qualcuno dei ragazzi, significa interrompere percorsi virtuosi in grado di fare la differenza e di portare all’inserimento nella società di adolescenti che rischiano di perdersi. Non dobbiamo consentirlo. E in questo senso il libro del professor Bartolomei, che rappresenta il racconto di fatti realmente avvenuti, è anche un grido di aiuto a cui fornire risposte.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *