“Collina del disonore”: proprietari risarciti dal comune di Palermo

29 Ott 2015 15:21 - di Domenico Labra

Case confiscate, proprietari risarciti. Accade a Palermo, per quella che è per tutti la “Collina del disonore“. Accade che uno dei casi più controversi di abusivismo edilizio e di beni confiscati alla mafia si chiuda con la condanna del capoluogo siciliano. La sezione civile della Cassazione ha stabilito che dovrà risarcire i danni – da quantificare in un giudizio separato – ai proprietari delle ville di Pizzo Sella. Speculazione di mafia che le cronache degli ultimi 15 anni hanno definito “Collina del disonore”: le costruzioni avrebbero devastato, sosteneva l’accusa, il promontorio che si affaccia sul golfo di Mondello. E inoltre sono state costruite da una società in mano alla mafia del gruppo Gardini-Ferruzzi. Per questo erano state confiscate. Le famiglie che avevano comprato le ville ne avevano perso quindi la proprietà quando nel 2001 è arrivata la sentenza definitiva della confisca al culmine di un procedimento cominciato nel 1997. I proprietari estromessi, assistiti dall’avvocato Giorgio Ganci, avevano però sostenuto di avere acquistato i beni in buona fede. Tanto che il Comune, proprio per i manufatti della “Collina del disonore”, aveva rilasciato le licenze edilizie e quelle di abitabilità. A questo punto ha preso le mosse una controversia in sede civile. Nel 2004 la prima sentenza del tribunale di Palermo, confermata in appello nel 2010, ha condannato il Comune perché non aveva verificato la regolarità delle costruzioni prima di rilasciare le concessioni e dare via libera agli atti di compravendita. Nel 2012 intanto la Cassazione aveva definitivamente annullato le confische e restituito le ville ai proprietari. Ora la stessa Cassazione, in sede civile, ha confermato la condanna del Comune al risarcimento per danni allo stato “non quantificabili”. Saranno determinati in un giudizio che potrà eventualmente essere promosso. “Questa sentenza – dice l’avv. Ganci legale dei residenti – è per noi un grande risultato, che purtroppo arriva dopo tanti anni. Viene finalmente riconosciuta la buonafede di chi aveva acquistato gli immobili. Sin dall’inizio si poteva evitare questo calvario giudiziario e mediatico se il Comune avesse fatto le cose per bene”. I nuclei familiari interessati- quelli che acquistarono nella “Collina del disonore” –  sono dodici, 27 le persone che avevano presentato ricorso. Pizzo Sella è classificata dal Piano regolatore di Palermo come un’area boschiva protetta a rischio geologico. Ma nel 1978 erano state rilasciate 314 concessioni alla Sicilcalce spa, una società che faceva capo a Andrea Notaro cognato di Michele Greco, il “papa” di Cosa nostra. Il progetto era stato rilevato poi dalla “Calcestruzzi” di Gardini e Ferruzzi, incappata nelle confische per infiltrazioni mafiose, che aveva ottenuto anche un mutuo di 36 miliardi di lire per completare le prime villette: in tutto 170 di cui 59 risultano abitate. Altre strutture sono rimaste incomplete perché appartenevano a società poi fallite. Così nacque la “Collina del disonore”. E l’iter processuale che adesso si conclude.

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