Senato, riforma in aula. Gli “effetti speciali” annunciati da Calderoli
«Ho fatto un gesto di grande apertura nei confronti della maggioranza. Avevo chiesto l’istituzione di un comitato ristretto e in cambio ho ritirato i miei emendamenti. Non l’hanno voluto? Bene, si aspettino di peggio». Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, intervistato dalla Stampa ha subito chiarito le che il ritiro dei 500mila emendamenti che aveva presentato alla riforma del Senato non è legato al voto sul caso Kyenge. Proprio ieri il Senato ha dato il via libera all’autorizzazione a procedere contro Calderoli per diffamazione nei confronti dell’ex ministro Cecile Kyenge – che aveva definito con l’espressione «sembra un orango» – ma ha respinto la richiesta del tribunale di Bergamo di procedere per il reato di istigazione all’odio razziale. «Sono due questioni totalmente slegate», ha sottolineato Calderoli precisando che la sua scelta sugli emendamenti «è stata una mossa politica».
Calderoli: «Arriverà una bella sorpresina»
«Mercoledì – ha poi spiegato il senatore della Lega – scadono i termini per presentare gli emendamenti in aula. Arriverà una bella sorpresina. E che sorpresina…». Altri emendamenti? «Ho preparato gli effetti speciali. Quelli presentati in commissione erano un allenamento». Calderoli non si è però sbilanciato sul numero: «Non sono in grado di contarli, giuro. Ma credo che arriveremo a sette zeri, una valanga». L’ex ministro leghista ha escluso anche che la maggioranza riuscirà ad avere in numeri in aula: «Hanno comprato qualche unità, come i tosiani, ma non basta. Quelli della minoranza Pd questa volta andranno fino in fondo. Magari ci sarà qualche defezione. Ma sono tosti». L’esponente della Lega è tornato sulla decisione della presidente di commissione Finocchiaro di dichiarare inammissibili gli emendamenti: «Una cosa assolutamente irrispettosa delle prerogative del presidente del Senato, tanto più che avevano già deciso di andare in aula. Solo che seduta vicino alla Finocchiaro c’è sempre la guardia», ossia «il ministro Boschi: è sempre lì che la controlla. Le fa una pressione incredibile. Per esempio: la votazione del comitato ristretto è materia parlamentare. E invece la Boschi ha influenzato la sua decisione, facendo di no con la testa». Come andrà a finire? «Il governo – ha detto Calderoli – ha umiliato il Parlamento. Quanti senatori coglieranno l’occasione per rifarsi, votando in segreto sull’articolo uno? Sarà una bella sorpresa». Calderoli ha anche escluso l’ipotesi della fiducia sul testo. «Ma vi pare possibile? Ritengo che sia folle soltanto averlo pensato. L’articolo 138 prevede una procedura aggravata per le riforme costituzionali: come si può pensare alla fiducia? Questo pensiero nasce dall’ignoranza e dall’arroganza». Le sue richieste? «Più competenze alle Regioni, più poteri al Senato e autonomia finanziaria per gli enti territoriali».