Migranti, i Paesi dell’Est Europa ribadiscono il loro «no» alle quote

11 Set 2015 16:34 - di Giovanni Trotta
La polizia ungherese alle prese coi migranti

L’esodo dei migranti non si ferma. E Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria ribadiscono il loro “no” al piano per quote obbligatorie per la ridistribuzione dei richiedenti asilo proposto dalla Commissione Ue. È la posizione espressa dai ministri degli Esteri di tre Paesi dell’est del gruppo di Visegrad, al termine della riunione con il collega tedesco Frank-Walter Steinmeier e della presidenza lussemburghese di turno del consiglio Ue Jean Asselborn, svoltasi a Praga. Regno Unito e Danimarca da tempo sono sulla stessa posizione. All’incontro ha preso parte anche il ministro polacco. Il ceco Lubomir Zaoralek che ha ospitato l’incontro a Praga spiega: «Abbiamo bisogno di avere controllo su quanti migranti siamo in grado di accettare». Lo slovacco Miroslav Lajcak afferma: «Abbiamo punti di vista diversi del problema». Mentre l’ungherese Peter Szijjarto sottolinea come il compito principale dell’Europa debba essere quello «di riprendere il controllo della frontiera esterna dell’Ue». L’Ungheria da parte sua ha chiesto l’attivazione del meccanismo di protezione civile europeo. Lo annuncia il portavoce della Commissione europea Mina Andreeva. Budapest ha domandato assistenza per la fornitura di coperte, materassi, cuscini, ed equipaggiamento per scaldarsi. Intanto il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos sarà di nuovo a Budapest il 16 settembre.

L’Ungheria avvisa: i migranti che entrano nel Paese saranno arrestati

Intanto si apprende che dal 15 settembre, quando entrerà in vigore la nuova normativa più restrittiva sull’immigrazione, i migranti che entreranno illegalmente in Ungheria saranno arrestati. Lo ha confermato il premier Viktor Orban, citato dai media serbi. Parlando ai giornalisti a Budapest, Orban ha elogiato l’operato della polizia, che «in una situazione di estrema emergenza per l’enorme afflusso di migranti illegali fa diligentemente il suo lavoro, senza ricorrere alla forza». I migranti, ha quindi lamentato il premier conservatore, si rifiutano di collaborare con le autorità, non si vogliono registrare e assediano le stazioni ferroviarie. Come è noto, il Consiglio dei ministri dell’Interno Ue di lunedì prossimo adotterà il ricollocamento per 40mila richiedenti protezione internazionale da Italia (24mila) e Grecia (16mila). «Le misure entreranno in vigore il 16 settembre» e daranno il via alla distribuzione immediata di profughi arrivati nei due Paesi dal 15 agosto, spiegano fonti della presidenza di turno lussemburghese. A luglio, a causa delle resistenze di alcuni Paesi, gli impegni degli Stati membri per i ricollocamenti dello schema da 40mila si era fermato a quota 32.256. Da qui a fine anno la presidenza lussemburghese conta di arrivare a 40mila. Gli hotspot dovranno essere operativi subito dopo l’entrata in vigore della decisione del Consiglio Ue sui ricollocamenti, spiegano le fonti. Per i richiedenti asilo si dovranno avviare subito le procedure, mentre le registrazioni dei migranti economici dovranno essere collegate a efficaci politiche di rimpatri.

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