«Voi calpestate la Carta», tuonava Mattarella 10 anni fa contro la destra. E oggi?
«Oggi, voi del governo e della maggioranza state facendo la vostra Costituzione. L’avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza. Il governo e la maggioranza hanno cercato accordi soltanto al loro interno, nella vicenda che ha accompagnato il formarsi di questa modifica, profonda e radicale, della Costituzione. Siete andati avanti, con questa dissennata riforma, al contrario rispetto all’esempio della Costituente, soltanto per non far cadere il governo», tuonò Mattarella, gesticolando con nervosismo dagli scranni di un Parlamento che per metà si sentiva esautorato, offeso, mortificato.
Berlusconi e le riforme a colpi di maggioranza
Era ottobre, anno domini 2005, eravamo nell’aula della Camera: erano i giorni in cui la Costituzione veniva riformata a colpi di solida maggioranza dal centrodestra, prima che un referendum popolare la cancellasse. Governava Berlusconi, non Renzi, e in quel periodo Sergio Mattarella, dalle fila del Pd, tuonava (qui il testo integrale dell’intervento) contro quel blitz istituzionale consumato a colpi di maggioranza, senza l’aiutino della sinistra. Un po’ quello che sta accadendo, a parti invertite, in queste ore al Senato, dove un premier cerca di raccattare voti (senza averli, a differenza del centrodestra di allora) per spingere a colpi di voti estemporanei su un ritocco costituzionale che secondo il Capo dello Stato non andrebbe consumato con prevaricazione e arroganza, come del resto sosteneva nel 2005: una tesi che oggi, finora, non abbiamo ancora riascoltato.
Il silenzio di Mattarella
Nonostante fiocchino gli appello da tutte le forze politiche, dal M5S alla destra, da Grillo a Gasparri, affinché Mattarella chiami Renzi al Quirinale per fermare quel passaggio forzato sulle istituzioni che si sta verificando a Palazzo Madama, dal Quirinale tutto tace. Nel 2005, invece, il Presidente ricordava a Berlusconi che “la concezione che è propria di questo governo e di questa maggioranza, secondo la quale chi vince le elezioni possiede le istituzioni, ne è il proprietario”. «Questo è un errore. È una concezione profondamente sbagliata. Le istituzioni sono di tutti, di chi è al governo e di chi è all’opposizione. La cosa grave è che, questa volta, vittima di questa vostra concezione è la nostra Costituzione». Ieri come oggi, qualcuno mette le mani sulla Carta. Ieri c’erano i voti di una maggioranza, oggi no. Ieri ci si scandalizzava, oggi meno, molto meno.