Carne di cane a un “festival” cinese. Un mercato macabro: ecco perché

22 Giu 2015 17:14 - di Martino Della Costa

Carne di cane vendesi: il migliore amico dell’uomo finisce al macello in Cina dove, nel sud del Celeste Impero, esattamente a Yulin, si è svolto proprio nelle ultime ore il festival annuale della carne di cane. A nulla sono valse dunque le proteste degli animalisti rivendicate in tutto il mondo. Le generosissime raccolte di firme intestata alla causa internazionale. Le recriminazioni sociologiche o le polemiche etiche i cui echi rimbombano praticamente ovunque: la manifestazione si è svolta regolarmente, come drammaticamente resocontato dalle immagini che immortalano a ogni sconcertante scatto l’orrore sul web…

Cina, il festival della carne di cane

Dunque, nonostante la ferma condanna espressa in tutto il mondo – Cina inclusa – il macabro festival della carne di cane si è regolarmente svolto: con sommo “gaudio” dei singolari estimatori della barbara pietanza che sembra essere molto richiesta in alcune zone della Cina meridionale, della Corea e delle Filippine. Una discutibile usanza che si rinnova ogni anno con il festival di Yulin, nel corso del quale – anche stavolta – circa diecimila cani vengono abbattuti e la loro carne viene servita nei ristoranti locali – incredibilmente – come ricetta gourmet. Il festival di Yulin, che si trova nella Regione Autonoma del Guanxi, vicino al confine col Vietnam, è frequentato da migliaia di persone che non hanno rinunciato alla loro carne preferita. In Cina negli ultimi anni il possesso di cani da compagnia si è largamente diffuso, soprattutto nelle grandi città. A Pechino e Shanghai, ma anche nelle metropoli del sud come Guangzhou e Shenzhen, migliaia di persone di tutte le età oggi hanno un cane. Eppure, ciò non impedisce ai venditori e ai ristoratori di Yulin di far sì che decine e decine, centinaia nei giorni, divcerse migliaia negli anni, vengano rapiti (anche dalle case); accalappiati; torturati, barbaramente uccisi.

Un macabro mercato

E tutto in nome di un mercato macabro che non ha timore a sponsorizzare il disgusto che comporta. Di una tradizione barbaramente in voga, sorda alle petizioni dei gruppi animalisti, lanciate a profusione per l’abolizione del festival, e firmate da milioni di persone, tra cui molti cinesi. Un’usanza gastronomica, quella del festival della carne di cane, indifferente anche ai richiami delle autorità del Guanxi che hanno sottolineato, e a più riprese, come la manifestazione non sia né organizzata né sponsorizzata dal governo locale, il quale avrebbe a sua detta imposto ai ristoratori una serie di restrizioni, rimaste però lettera morta. Stando alle ultime precisazioni, infatti, sarebbe stato vietato di uccidere gli animali in zone pubbliche, di esibirne le carcasse e di servire carne di cane all’aperto: eppure, anche quest’anno sono stati sacrificati almeno diecimila tra cani e gatti, uccisi tra indicibili sofferenze, o con stilettate alla gola o, peggio ancora, con bastonate che stordiscono solo l’animale, il quale deve essere finito poi nell’acqua bollente, dove viene immerso quando è ancora vivo. E poco importa che accalappiare, trasportare e poi uccidere in serie cani non vaccinati esponga al rischio del contagio di virus (come la rabbia), ladri, trasportatori e macellai: il festival ha le sue “ragioni”. E già si prepara per la prossima edizione. Per la prossima carneficina.

 

 

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