Sì alle nozze gay: l’Irlanda non è più “cattolicissima”. E i laicisti brindano
Anche l’Irlanda entra nel club (sempre meno esclusivo, in verità) delle nazioni europee in cui persone dello stesso sesso potranno sposarsi. A deciderlo è stato un referendum, al termine del quale i leader di entrambi gli schieramenti hanno riconosciuto la vittoria del «sì». Il primo commento è giunto dal premier irlandese, Enda Kenny. Ad urne ancora chiuse si era detto «ottimista» per la vittoria del sì. «Con questo referendum – ha aggiunto – il popolo irlandese sta mandando un messaggio pionieristico».
Il premier Enda Kenny: «Dal nostro popolo messaggio pionieristico»
L’Irlanda è il 13° Paese europeo ad adottare una legislazione pro-nozze gay (gli altri sono Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, Olanda, Belgio e Lussemburgo). Come già detto l’unica incertezza riguarda l’entità della vittoria. L’affluenza è stata molto alta (con punte oltre il 60 per cento in alcune circoscrizioni) e – secondo quanto appare dai primi dati – i “sì”sono stati particolarmente copiosi a Dublino e nelle altre città, con punte oltre il 70 per cento, rispetto alle zone rurali del Paese, considerate più conservatrici. L’alta affluenza ha finito per premiare il fronte favorevole all’introduzione delle nozze gay, risultato molto più ampio ed organizzato di quello soccombente dal momento che comprendeva partiti, media, sindacati e mondo dello spettacolo.
In Irlanda in atto un radicale cambiamento di costumi
Comunque sia, è innegabile che in Irlanda – Paese di profondissima tradizione cattolica – sia in atto un radicale cambiamento di costumi. Fino al 1993, infatti, nell’Isola verde l’omosessualità era considerata un reato e solo due anni dopo venne introdotto il divorzio, mentre l’aborto resta proibito se la vita della madre non è in pericolo.