Ebola, è già allo Spallanzani di Roma l’infermiere sardo positivo al virus
Ebola, ancora un contagio. L’infermiere sardo che nelle ultime ore è risultato positivo al virus è arrivato nella notte a Roma. Il volo che lo trasportava, il C-130 dell’Aeronautica militare, è atterrato alle 2:50 all’aeroporto militare di Pratica di Mare. Complkesse articolate le procedure di trasferimento del paziente, prima da Sassari all’aeroporto di Alghero in ambulanza, poi in aereo da Alghero a Pratica di Mare, e infine in ambulanza dallo scalo allo Spallanzani di Roma, eseguite in base a un preciso codice di sicurezza stilato e applicato all’epoca dell’esplosione virale della malattia: un sistema minuzionsamente dettagliato, che e richiede attrezzature speciali e tempo. In particolare vengono utilizzate all’occorrenza particolari barelle che consentono il trasporto in condizioni di biocontenimento assoluto.
Ebola, l’infermiere sardo allo Spallanzani
Dunque, anche l’ultimo paziente contagiato dal virus Ebola mentre era in servizio in Sierra Leone, si trova da oggi ricoverato in isolamento all’ospedale Spallanzani di Roma, specializzato nel campo delle malattie infettive. A confermarlo, anche una nota diramata dal ministero della Salute, secondo cui ulteriori dettagli sulle condizioni dell’operatore sanitario verranno forniti nel corso della prima conferenza stampa prevista nel corso della mattinata odierna. Come già per i precedenti casi trattati nel nosocomio capitolino, infatti, il bollettino medico sarà ciclicamente aggiornato e pedissequamente riportato. «Il professionista sanitario di Emergency risultato positivo al test Ebola è giunto nella notte tra martedì e mercoledì all’Ospedale centro di riferimento per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma – si legge intanto nella nota informativa appena diffusa –. Il trasferimento – prosegue il comunicato – è stato organizzato d’intesa tra il Ministero della Salute e quello della Difesa, ed è stato eseguito dall’Aeronautica Militare in alto biocontenimento, seguendo le stesse procedure già attuate nel novembre scorso per il medico siciliano colpito dal virus e poi guarito». E speriamo allora che, oltre che per l’iter procedurale, anche per l’infermiere sardo l’esito sia favorevole come quello del suo sventurato, ma fortunato, predecessore siciliano.
Tre persone in quarantena: torna il panico da Ebola
Nonostante il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, a margine di una conferenza stampa abbia ribadiuto e confermato che «la possibilità che l’infermiere sardo colpito da Ebola abbia contagiato qualcuno in Italia è “trascurabile”, il panico da contagio prende di nuovo quota all’interno dei nostri confini. Una paura rilanciata peraltro dalla notizia riferita dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, che «la struttura clinica interaziendale che ha gestito l’emergenza legata all’infezione da virus Ebola contratta in Sierra Leone dall’infermiere sassarese di 37 anni ha disposto un periodo di quarantena per altre tre persone». Seguendo i protocolli disposti dalle massime autorità sanitarie nazionali e regionali, è stato infatti deciso di tenere sotto stretta osservazione le persone con cui l’uomo è entrato in contatto dal momento in cui ha avvertito i primi sintomi. L’assessore della Sanità della Regione Sardegna ha fatto il punto in una conferenza stampa all’interno del reparto di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari, dove il volontario di Emergency era ricoverato sino a ieri notte. «L’infermiere che ha contratto il virus è un professionista, conosce bene i protocolli e dal suo ritorno in poi ha seguito tutte le prassi previste a livello internazionale per chi è stato nei Paesi colpiti dal virus – ha spiegato Arru – perciò si è messo subito in quarantena e ha evitato qualsiasi tipo di rapporto». Stando agli studi sin qui compiuti, infatti, l’Ebola non è contagiosa sino a quando chi ha contratto il virus non presenta i sintomi tipici, ad iniziare dalla febbre alta. È questo il motivo per cui sono state sottoposte a quarantena solo le persone con cui l’infermiere di 37 anni, che in Sierra Leone aveva prestato servizio come volontario per un’associazione umanitaria, è entrato in rapporto da domenica mattina, quando ha avvertito i primi sintomi, a lunedì pomeriggio, quando è stato ricoverato». Le attuali condizioni di salute del paziente, comunque, non sono critiche: il paziente è febbrile, ma lucido e collaborante» rassicurano i medici.