Effetto “Charlie Hebdo”, cristiani nel mirino: incendiate otto chiese in Niger

17 Gen 2015 20:57 - di Redazione

Tra ieri e oggi almeno otto chiese cristiane (secondo l’agenzia France press) sono state date alle fiamme in Niger dopo devastazioni e saccheggi. Due a Zinder, nel sud del Paese, dove gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza hanno causato cinque morti e una cinquantina di feriti, altre due oggi nella capitale al termine della preghiera nella principale moschea della città. E poi ancora a Maradi, località situata a 600 chilometri da Niamey, e a Gourè, nell’est. Dovunque la polizia e l’esercito sono intervenuti in forze per contrastare centinaia di musulmani inferociti, soprattutto giovani che, dopo l’inizio pacifico di manifestazioni contro il settimanale Charlie Hebdo al grido di «Allah Akhabar» («Dio è grande»), hanno gradualmente cambiato obiettivo facendo di Parigi il bersaglio del maggior numero di insulti culminati dell’urlo «Francia vattene» e «Fuori i francesi dal nostro Paese».

L’ex colonia francese nel caos

Il Niger è una ex colonia francese indipendente dal 1960 che con Parigi continua ad avere strettissimi rapporti, tant’è che il presidente Mahamadou Issoufou è uno dei capi di stato africani volati in Francia per partecipare alla marcia dei leader internazionali dopo la strage nella sede di Charlie Hebdo e nel supermercato ebraico. Ma anche qui, come in Ciad, Camerun e Mali le infiltrazioni dei fondamentalisti islamici si vanno facendo sempre più massicce e trovano terreno fertile in un Paese a stragrande maggioranza musulmana dove le vignette di Charlie Hebdo vengono percepite come una provocazione anche da chi condanna le stragi di Parigi. A Zinder, dove gli attacchi di ieri hanno causato la morte di tre civili, di un agente e di un uomo trovato cadavere oggi tra le rovine di una chiesa cattolica bruciata, secondo quanto riferito dalla Bbc online sono stati presi d’assalto anche un centro culturale francese, negozi e bar frequentati e gestiti soprattutto da non musulmani, cristiani evangelici in primis ma anche cattolici.

Cittadini francesi nascosti in casa

Oggi la situazione resta molto tesa, ma la protesta si è spostata nella capitale e in altre località di una certa rilevanza economica. A Niamey i disordini sono cominciati fuori dalla grande moschea dopo la preghiera del mattino e l’esercito è intervenuto in assetto antisommossa facendo ampio uso di gas lacrimogeni. Piccoli gruppi di manifestanti più violenti sono però riusciti a sottrarsi alle forze dell’ordine e, coperti da fitte sassaiole, hanno ad appiccare il fuoco ai luoghi di culto e a due camionette della polizia, hanno incendiato copertoni per innalzare blocchi stradali e hanno devastato uffici e abitazioni private, senza fare vittime. La cattedrale è protetta da stamane da un centinaio di poliziotti che la circondano e impediscono a chiunque di avvicinarsi. Parigi ha innalzato il livello di allerta e l’ambasciata francese a Niamey ha chiesto ai suoi cittadini di chiudersi in casa e di non uscire nelle strade in attesa che nel Paese torni la calma.

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