Cremona, il sindaco dice no ai 99 Posse. I cittadini: «Chiudete il Dordoni»

26 Gen 2015 18:10 - di Redattore 89

Sarà il Comitato per l’ordine e la sicurezza a doversi pronunciare, ma l’orientamento è dire no al concerto dei 99 Posse a Cremona. È stato il sindaco Gianluca Galimberti a chiarire che «per quanto ci riguarda, noi non rilasceremo nessuna autorizzazione», aggiungendo che «preoccupazioni e contrarietà sono state già espresse alla Prefettura e alla Questura a cui competono le valutazioni a riguardo».

L’allarme per il concerto

Il concerto è fissato per giovedì al centro sociale Dordoni, promotore del corteo che sabato ha provocato la guerriglia in città, con tanto di assalto al comando della polizia locale, da cui lo stesso sindaco seguiva l’andamento della manifestazione. I danni sono stati stimati in almeno 500mila euro e a tutti è apparso chiaro che il Dordoni era indifendibile: anche forze politiche tradizionalmente schierate a difesa degli ultrà della sinistra hanno preso le distanze, Rifondazione comunista in testa.

I 99 Posse invocano la violenza

Ad aggiungere allarme ad allarme ci hanno pensato poi gli esponenti della band di autonomi napoletani che su Facebook hanno salutato i violenti disordini di Cremona con la frase «Onore a chi lotta. Più bastoni, meno tastiere». Frasi insostenibili per la città, già profondamente scossa dalla violenza gratuita del corteo, che il Dordoni aveva indetto dopo aver avuto la peggio nell’aggressione ai militanti di CasaPound tentata domenica 18 e a causa della quale un autonomo cinquantenne è finito in coma.

I cremonesi chiedono la chiusura del Dordoni

Dopo la manifestazione i cittadini hanno chiarito di non volerne più sapere del Dordoni. Su Facebook è partita una mobilitazione civica che chiede la chiusura dei centro sociali cittadini, il Dordoni e il Kavarna, «che di sociale non hanno nulla, sono solo centri di reclutamento per guerriglie e odio sociale». In meno di una giornata la pagina ha raccolto quasi 4mila adesioni e gli sfoghi di numerosi cremonesi rispetto all’accaduto. Ma la protesta promette di uscire presto dal web, visto che il primo post annuncia la volontà di organizzare una manifestazione «verso le istituzioni cremonesi che hanno permesso questo scempio» e un post successivo parla di un appuntamento a febbraio.

I violenti “protetti” dal corteo

Non risulta che il sindaco si sia ancora espresso in modo esplicito sulla questione della chiusura, ma già subito dopo la manifestazione aveva detto che «rivedremo tutte le convenzioni, per altro già scadute», perché «il dialogo è impossibile con chi ha violato il patto con la città». Inoltre, man mano che passano i giorni, si sgretola sempre di più la tesi dei black bloc comparsi dal nulla. Foto e filmati mostrano chiaramente che i violenti non si sono infiltrati all’improvviso, ma hanno marciato, fasci di mazze in mano, insieme agli altri manifestanti – si direbbe protetti dagli altri manifestanti – fino al momento in cui è stata loro ceduta la testa del corteo.

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