Le tre incongruenze della mamma di Loris che non convincono gli inquirenti

4 Dic 2014 15:47 - di Redazione

È stato ucciso per strangolamento con un laccio Loris Stival, il bambino di otto anni il cui corpo è stato trovato il 29 novembre scorso in un canalone di Santa Croce Camerina. Sarebbe questa la causa, secondo quanto si apprende, della morte del bambino per «asfissia da strangolamento» citata dalla Procura di Ragusa. Dagli esami autoptici il bambino presenta dei graffi al collo e al viso che, secondo quanto si apprende da più fonti, sarebbero stati causati dal laccio utilizzato per strangolarlo. Il bambino, al momento del ritrovamento, indossava tutti gli abiti che aveva quella mattina, compreso il grembiule di scuola, e gli unici elementi che mancavano erano gli slip e lo zaino, che non sono ancora stati trovati.

Le dichiarazioni di Veronica Panarello

Ci sono almeno tre incongruenze nei due verbali firmati finora dalla mamma di Loris, Veronica Panarello. Incongruenze che riguardano la distanza dalla scuola a cui sarebbe stato lasciato il piccolo; un sacchetto dei rifiuti, che sarebbe stato gettato nei pressi dell’abitazione e la partecipazione al corso di cucina presso la tenuta Donnafugata. Nelle dichiarazioni del 29 novembre scorso, messe a verbale alle 20.30 e dunque a quattro ore dal ritrovamento del cadavere del figlio, Veronica Panarello dice di aver lasciato il figlio «a circa 500 metri da scuola». Ma in quello successivo, del 30 novembre attorno alle 17, fa mettere a verbale: «Oltrepassavo l’ingresso della scuola, svoltavo a destra per Via Di Vittorio, e mi fermavo a poche decine di metri dall’ingresso della scuola». La seconda incongruenza riguarda la sua partecipazione al corso di cucina nella Tenuta Donnafugata.

Il giallo del corso di cucina

Nel primo verbale la donna racconta infatti che «dopo aver accompagnato» il figlio piccolo alla ludoteca, «sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino a mezzogiorno». Nel secondo verbale Veronica fornisce un’altra versione. «Lasciato il bambino» (il figlio più piccolo, ndr) «sono tornata a casa per sbrigare delle faccende domestiche. Alle 9.15 sono uscita di casa e sono andata al Castello di Donnafugata, dove sono rimasta fino alle 11.45».

La “strana” storia del sacchetto dei rifiuti

La vicenda del sacchetto dei rifiuti che la donna avrebbe gettato, invece, viene considerata “strana” dagli investigatori perché nel primo verbale la donna non ne fa alcuna menzione, mentre ne parla solo nel secondo. Tra l’altro il sacchetto viene gettato in un punto piuttosto vicino al luogo dove è stato trovato il corpo di Loris e in direzione opposta rispetto alla scuola.

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