Piazza bollente e minacce ai nemici: rispuntano Padova e i “cattivi maestri”

14 Nov 2014 17:38 - di Niccolo Silvestri

A rileggerle oggi, a distanza di poco più di dieci giorni, acquistano un valore tutt’altro che scontato le parole pronunciate il 4 novembre scorso dal presidente Napolitano. Celebrando le Forze Armate, nell’anniversario della vittoria italiana nella Grande Guerra, il capo dello Stato aveva esortato le istituzione a non abbassata mai la guardia nei confronti di «terrorismo ed antagonismo», entrambi equiparati a forme di «fanatismo». E, almeno a giudicare da quanto sta capitando in questi ultimi tempi, quelle parole risultano non solo ottimamente ispirate ma addirittura profetiche.

Le Br hanno ucciso anche 10 anni fa

Napolitano, del resto, ha esperienza troppo lunga per non ricordare come la saldatura tra crisi economica, tensioni sociali e scelte politiche sia in grado di realizzare un cortocircuito dalle conseguenze devastanti. Del resto, è un fenomeno a noi ben noto, i cui effetti non sono mai stati del tutto debellati come dimostrano le morti violente di Massimo D’Antona e Marco Biagi, due tecnici, consulenti in governi di opposto segno politico, ma entrambi caduti sotto il piombo delle Brigate Rosse. Non negli anni cupi del terrorismo dei Settanta, ma poco più di dieci anni fa. E i sintomi ci sono tutti anche ora: i cortei per il lavoro a Roma, gli scontri tra studenti e polizia a Milano, il ferimento di quattro poliziotti a Padova, città rievocativa degli “anni di piombo” e dei “cattivi maestri” alla Tony Negri, l’aggressione a Matteo Salvini e – tanto per chiudere in bruttezza – le minacce via web e attraverso messaggi intimidatori lasciati vicino all’abitazione al responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, bolognese come Biagi, uno degli autori del Jobs Act. Stando a quel che scrive il Corriere di Bologna, il Viminale gli avrebbe già assegnato la scorta.

C’è chi gioca a fare la rivoluzione

Insomma, c’è un passato che non vuole passare. Ora come allora esistono forze irresponsabili sempre disposte a soffiare sul fuoco del cosiddetto antagonismo per giocare alla rivoluzione. Ed esattamente come allora cercano di impedire il confronto o la libera circolazione delle idee con la sopraffazione e la paura. È accaduto di recente a Napoli, dove a farne le spese è stato Paolo Macry, docente alla Federico II, nel cui ufficio hanno fatto irruzione alcuni facinorosi indispettiti da un suo editoriale poco tenero nei confronti dei contestatori “a prescindere”. L’aria, insomma, torna a farsi irrespirabile. C’è solo da sperare che stavolta la forza della politica si imponga definitivamente sulle utopie di improvvisati “cattivi maestri” e delle mai completamente arrugginite P38.

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