Al Senato il premier invoca la legge elettorale. E lascia intendere di essere pronto al voto anticipato…

16 Set 2014 16:34 - di Lando Chiarini

È un’aula piena quella che a Palazzo Madama ha accolto Matteo Renzi, reduce da Montecitorio dove ha sciorinato il suo discorso programmatico sui “Mille giorni”. Tre anni decisivi, entro i quali il premier si è impegnato ad attivare un impetuoso processo riformatore che dovrà cambiare faccia alla nazione. Per ora – e di giorni ne sono passati un paio di centinaia dal suo insediamento a Palazzo Chigi – di fatti se ne sono visti pochi mentre di chiacchiere se ne sono sentite tante. Forse è anche per questo che se l’aula era pressoché gremita (ad esclusione del settore forzista, alquanto sguarnita), la delegazione di governo si presentava a ranghi ridottissimi con i ministri del Ncd (Alfano compreso) tutti assenti.

Renzi ha cercato di evitare di ripetere l’intervento tenuto alla Camera puntando molto sul tema delle riforme, a partire da quella elettorale, dalla cui approvazione – ha in sostanza spiegato – deriva lo sblocco di quelle di natura costituzionale. Da qui l’appello a fare presto e non per tornare alle urne (“anche se mi converrebbe”) ma per segnare il “riscatto delle istituzioni e il riscatto di una dignità della politica che in alcuni momenti è venuta meno”. La materia è delicata ed è di quelle che possono accorciare la vita di un governo, se non addirittura a stroncarla. Il premier lo sa e sceglie di giocare di rimesso aprendo a valutazioni, approfondimenti e modifiche fino a garantire che alla fine nessuno potrà dire che quella approvata è “la nostra la legge elettorale”.  L’orizzonte temporale della legislatura coincide con la sua scadenza naturale: “Noi chiediamo – ha rassicurato – di abituarci al concetto che si vada a votare a febbraio 2018”.

L’impressione che se ne ricava è che Renzi voglia spacciare la nuova legge elettorale come una polizza sulla durata della legislatura nella speranza di vederne presto il varo. È chiaro, tuttavia, che una volta approvato l’Italicum, la tentazione di tornare “al corpo a corpo elettorale (copyright Renzi)” sarebbe fortissima soprattutto se le Camere dovessero recalcitrare sul resto delle riforme. Nulla di più normale, quindi, se a quel punto la polizza finisse per trasformarsi fatalmente in una pistola carica puntata alle tempie di un Parlamento privo di alternative.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *