Il Vaticano ai leader musulmani: condannate i crimini dell’Isis

13 Ago 2014 17:24 - di Redazione

Una chiamata a tutti i leader religiosi, «soprattutto musulmani», perché prendano «una posizione chiara e coraggiosa» contro le violenze compiute dagli jihadisti dell’Isis. A farla è stato il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso con una nota ufficiale divulgata nel momento in cui prende il via la missione dell’inviato del Papa in Iraq, il cardinale Fernando Filoni. Nel testo, cui Avvenire ha dato grande risalto in un articolo intitolato «Leader islamici, condannate le violenze», si parla di «indicibili atti criminali», che non possono essere giustificati con la religione. Il dicastero vaticano, presieduto dal cardinale Jean-Louis Tauran, li elenca uno ad uno, compilando una lista di brutalità che lascia attoniti e che il giornale dei vescovi riporta puntualmente: il «massacro di persone per il solo motivo della loro appartenenza religiosa», l’«esecrabile pratica della decapitazione, della crocifissione e dell’impiccagione di cadaveri nelle piazze», la «scelta imposta ai cristiani e agli yazidi tra la conversione all’Islam, il pagamento di un tributo o l’esodo», l’«espulsione forzata di decine di migliaia di persone, compresi bambini, anziani, donne incinte e malati», il «rapimento di ragazze e donne appartenenti alla comunità yazidi e cristiane come bottino di guerra», la «pratica dell’infibulazione», la «violenza abietta per costringere la gente ad arrendersi o fuggire». E poi la distruzione e la profanazione di luoghi e simboli sacri anche quando hanno «un valore inestimabile». «Nessuna causa può giustificare tale barbarie e certamente non una religione», avverte il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, che parla di «una gravissima offesa all’umanità e a Dio che è il Creatore, come ha spesso detto il papa Francesco». Quindi l’appello, anche per salvaguardare la «credibilità delle religioni, dei loro seguaci e dei loro leader»: «Tutti devono unanimamente condannare senza alcuna ambiguità questi crimini», scrive il dicastero diretto da Tauran, ricordando che anche «sostenere, finanziare e armare il terrorismo è moralmente riprovevole».

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