Scomparsi in Libia tre tecnici, c’è anche un italiano: trovata l’auto con il motore acceso davanti al cantiere

5 Lug 2014 19:05 - di Redazione

Torna l’incubo dei rapimenti dei nostri connazionali impegnati all’estero per lavoro. Stavolta l’allarme arriva dalla Libia: un tecnico italiano che lavora in Libia, Marco Vallisa (nella foto al centro), 53 anni, di Cadeo, nel Piacentino, è irreperibile da stamattina. A lanciare la notizia è Libya International Channel ipotizzando un rapimento del connazionale insieme a due colleghi stranieri della ditta italiana di costruzioni. La stessa Farnesina conferma che l’uomo è «irreperibile» da sabato mattina e che è stata avvisata la famiglia e attivati tutti i canali.
Vallisa e i due colleghi, il bosniaco Petar Matic e il macedone Emilio Gafuri – tutti dipendenti della ditta di Modena “Piacentini Costruzioni” – sono scomparsi a Zuwara, nell’ovest della Libia.
I tre sarebbero stati rapiti alle 7 del mattino proprio di fronte alla residenza dei dipendenti della “Piacentini Costruzioni” a Zuwara. La loro auto, con il motore acceso ma nessuno a bordo, è stata trovata abbandonata di fronte all’edificio che ospita i dipendenti del cantiere della Piacentini.
Sono ore di grande apprensione a Cadeo, paese a una quindicina di chilometri da Piacenza, dove vive Marco Vallisa: «C’è grande apprensione – ha detto Marco Bricconi, sindaco di Cadeo – questa è una piccola comunità e ci conosciamo tutti. Auspichiamo che questa vicenda si risolva positivamente al più presto». Bricconi ha parlato con la moglie di Vallisa che è in contatto con l’Unità di crisi della Farnesina.
Nove milioni e mezzo di euro di capitale sociale, il Gruppo Piacentini nato nel 1949 sull’Appennino Modenese e ancora oggi saldamente in mano della famiglia Piacentini, controlla 17 aziende fra cui, appunto la Piacentini Costruzioni Lybian Branch ed è specializzato nella costruzione di opere pubbliche civili e industriali, perlopiù strade, ponti, viadotti e opere marittime. Una delle opere più importanti alla cui lavorazione la Piacentini ha collaborato è il contestatissimo Mose. A Zuwara, invece, la Piacentini sta lavorando all’ammodernamento del porto della cittadina della Libia nord occidentale, 108 chilometri a ovest di Tripoli e ad appena 60 chilometri ad est dal confine con la Tunisia. La Piacentini Costruzioni, in questo caso, è a capo di un consorzio di società italiane che sta attualmente lavorando all’ammodernamento del porto per una commessa del valore di 37 milioni di euro.
Zuwara, abitata in prevalenza da popolazioni berbere di religione islamica è salita alle cronache, negli ultimi anni, perché importante punto di imbarco per gli immigrati  africani che dalla Libia raggiungono, a bordo di pescherecci malmessi e imbarcazioni di fortuna, le coste lampedusane e siciliane.
Se la scomparsa di Vallisa e dei suoi due colleghi fosse confermata come un rapimento salirebbe a quattro il numero degli italiani sequestrati in varie zone del mondo. Sono infatti già tre – Giovanni Lo Porto, Padre Dall’Oglio e Gianluca Salviato – quelli di cui da tempo si sono perse le tracce.
Da oltre due anni non si hanno notizie del cooperante Giovanni Lo Porto, 38 anni, palermitano, sequestrato in Pakistan il 19 gennaio 2012, insieme a un collega tedesco, a Qasim Bela, nella provincia del Punjab, dove lavorava per la ong tedesca Welt HungerHilfe (Aiuto alla fame nel mondo) alla ricostruzione dell’area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011.
Nel luglio dello scorso anno è scomparso invece in Siria padre Paolo Dall’Oglio, 59 anni, gesuita romano che per trent’anni, e fino alla sua espulsione nell’estate 2012, ha vissuto e lavorato nel suo Paese d’adozione in nome del dialogo islamo-cristiano. Tempo addietro era stata diffusa l’ennesima notizia, non confermata, che padre dall’Oglio era stato ucciso dai miliziani qaedisti. Attivisti locali hanno poi smentito, affermando che “Abuna Paolo” è prigioniero ma ancora vivo.
Il 22 marzo scorso si sono perse le tracce in Libia del tecnico Gianluca Salviato, 48 anni, originario della provincia di Venezia, impiegato da alcuni anni per la Ravanelli di Venzone, in provincia di Udine, società che opera nel settore della costruzioni. L’uomo è stato rapito nella Cirenaica e c’è apprensione per la sua sorte in quanto soffre di diabete e ha bisogno dell’insulina.

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