Rivoluzione addio, meglio una poltrona a Palazzo San Giacomo. Ecco com’è partita la scissione in Sel
20 Giu 2014 16:32 - di Antonella Ambrosioni
Cosa non si fa per una poltrona a Palazzo San Giacomo, quella di sindaco di Napoli, ovvio. A non “disdegnarla” guarda caso è proprio quel Gennaro Migliore fresco di dimissioni da Sel. Ecco svelato l’arcano, ecco come si svendono le ideologie più dure e pure e i sogni rivoluzionari. «Io candidato sindaco Napoli? Possibile», risponde senza un minimo tentennamento l’ex capogruppo alla Camera del partito di Nichi Vendola, intervenendo a Un giorno da pecora, su Radio2. Incalzato poi dal duo Lauro-Sabelli Fioretti su un suo futuro ingresso al Nazareno, Migliore sottolinea: «Non entro nel Pd ma bisogna fare una forza unitaria di centrosinistra». Povero Nichi Vendola. Lui che, proprio chiudendo la direzione di Sel della scorsa settimana, aveva chiesto al partito di essere attento e agile, capace di sfuggire come un’anguilla dalle mani di Renzi e invece costretto a vivere giorni terribili per sé e per Sel, una polveriera impazzita col miraggio di poltrone e potere.Infierisce Migliore: «Ieri siamo usciti in 4, forse domani qualcun altro…», ha sottolineato. E, secondo quanto si legge sull’account Twitter del programma, torna anche sul rapporto con i suoi ormai ex compagni di partito: resta «un legame fortissimo con Nichi Vendola e Fratoianni, lui per me è un fratello». Insomma, c’eravamo tanto amati, ma quel che conta è “contare”. Altra pessima giornata per il povero Vendola, lo “zar delle Puglie” che ha tentato fino all’ultimo di tenere insieme un partito incollato con un mastice scaduto, quello dell’ideologia, rivendicato proprio stamattina in un’intervista a Repubblica. Commentando la diaspora del partito giurava che «Sel non è finita. C’è una spaccatura, una frattura, ma ricominciamo. E ricominciamo da un milione e 200 mila voti che sono frutto dell’investimento nell’Altra Europa con Tsipras». Parole che fanno da patetico pendant all’ emorragia in corso. «Per chi pensa che la vera innovazione sia Renzi, capisco sia difficile sottrarsi all’attrazione», ha aggiunto nell’intervista. Sembra una laudatio funebris. «Non posso che dire bene di Gennaro Migliore, della sua acutezza e intelligenza. Se parlassi male di Gennaro, parlerei male di me stesso». Buon per lui, almeno prenderà “sportivamente” il suo addio e i sogni di gloria in quel di Napoli. Continua Vendola: «Quando Renzi squaderna il suo programma, con Blair come riferimento, ebbene noi siamo nati contro quelle tesi. Sel non ha affatto esaurito la sua funzione – precisa – più in generale è l’Italia ad avere bisogno di sinistra». Povero Vendola che nel frattempo non si è accorto che molti intorno a lui, anche se molto “fraternamente“ avevano bisogno di qualcos’altro. Lui che spiegava speranzoso come fosse «in corso un chiarimento tra di noi, in un partito come Sel che vuole discutere col Pd, ma che vuole essere di opposizione», dovrà prendere atto che nessuno ha più voglia di discutere, nessuno sogna di conquistare i palazzi con la rivoluzione, ma con il fascinoindiscreto del compromesso…Commenti