Ragazzi rapiti, pressione di Israele in Cisgiordania. Hamas: «Basta o partirà l’Intifada»

19 Giu 2014 18:19 - di Giovanni Trotta

La Cisgiordania è sotto pressione, così come Israele. L’esercito israeliano ha arrestato altri 30 palestinesi giovedì notte in Cisgiordania nell’ambito dell’operazione “Brother’s Keeper” volta a localizzare e liberare i tre ragazzi israeliani rapiti una settimana fa. Il totale degli arrestati è ora di circa 280 – in gran parte militanti di Hamas – e di questi oltre 50 liberati in cambio del ritorno del soldato Shalit. Nelle indagini sono stati perquisiti anche circa 100 edifici. Gran parte degli edifici perquisiti – case ed uffici – appartengono, secondo la radio israeliana, ad affiliati di Hamas. Il portavoce militare ha spiegato che le perquisizioni hanno riguardato istituzioni dell’organizzazione “Dawa”, “linea di comunicazione civile” usata da Hamas per «reclutare, propagandare e finanziare». Ordigni esplosivi sono stati lanciati – ha proseguito il portavoce – nei confronti dei soldati in azione nei pressi del campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania, ma senza feriti. Poche ore fa, l’aviazione israeliana ha effettuato raid sulla Striscia di gaza da dove sono stati lanciati cinque razzi contro le comunità civili del sud di Israele. E mentre ormai da una settimana le forze di sicurezza sono alla ricerca di tre ragazzi rapiti secondo Israele da affiliati a Hamas, una delle piste battute dagli inquirenti è quella delle bande palestinesi di ladri di automobili. A quanto risulta, mentre facevano l’autostop i tre sono saliti a bordo di una Hyundai con targa israeliana, ritrovata poi carbonizzata a pochi chilometri dalla città cisgiordana di Hebron. Secondo un alto ufficiale della polizia oggi in pensione, Alik Ron, non è da escludere che esistano legami fra i terroristi palestinesi e ambienti locali della malavita specializzati nel furto di auto in Israele. «Fra questi ultimi – ha notato Ron – ci sono professionisti di altissimo livello, esperti non solo nel furto di auto ma anche nella neutralizzazione dei detelfoni cellulari e degli apparecchi trasmittenti per l’antifurto. Essi peraltro conoscono molto bene il terreno e sanno come eludere i pattugliamenti dell’esercito e della polizia». Dando inoltre fuoco all’automobile utilizzata per il rapimento, secondo Ron, hanno distrutto anche dettagli minori che altrimenti potevano essere d’aiuto per gli investigatori. E la pressione dell’esercito israeliano è quasi insostenibile: tanto che Hamas ha minacciato di dare il via a una terza Intifada se Israele continua ad arrestare palestinesi nell’ambito delle ricerche dei ragazzi scomparsi. «Siamo in grado – ha detto un responsabile della fazione islamica Salah Bardawil, citato dall’agenzia Maan – e questo è nostro irrevocabile diritto». «Hamas – ha poi aggiunto – non stara’ con le mani in mano visto che Israele continua con i suoi crimini in Cisgiordania». Infine, non è ancora chiaro cosa sia successo a cinque attivisti di Hamas, che sarebbero rimasti uccisi nella Striscia di Gaza dal crollo di un tunnel. Lo dice il sito dell’israeliano Haaretz citando fonti palestinesi, ma al momento non si hanno ulteriori notizie. L’agenzia palestinese Maan parla di esplosione.

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