Nozze gay: stavolta ci prova il sindaco di Napoli. E il cardinale Sepe lo mette al tappeto
Riecco il solito disco, la solita canzone monotona, stancante, con le note sempre uguali, una strofa identica all’altra. Stavolta a cantarIa è il sindaco Luigi De Magistris: «A Napoli i matrimoni gay contratti all’estero avranno diritto di cittadinanza». Quando si è nei guai, quando il consenso cala a colpo d’occhio e quando si perdono i riflettori della tv, c’è un unico modo per mettersi in mostra: parlare appunto delle nozze omosessuali. Si colpisce la fantasia politica della sinistra, si ottengono i titoloni sui giornali e magari si viene invitati in qualche talk show con gli applausi precostituiti. Ma non è detto che fili sempre tutto liscio. Stavolta contro il sindaco si è scagliato il cardinale Sepe: «A Napoli ci sono provvedimenti più urgenti da adottare. Non ho niente contro i gay – ha precisato – li ho ricevuti diverse volte, ma mi sarei aspettato dal sindaco una notizia più concreta, magari che qualche buca delle strade fosse riparata. Credo che la questione sia molto più complessa e delicata, non credo si possa risolvere con qualche frase un po’ altisonante». La replica di De Magistris è da record delle ovvietà di sinistra: «Il vero vincolo che regge le unioni è quello del sesso ma dell’amore». Contro Sepe anche l’Arcigay : «Com’è possibile – ha affermato il presidente Antonello Sannino – paragonare proprio nel giorno della festa della Repubblica, azioni che attuano la nostra Costituzione e riconoscono finalmente la dignità di molti cittadini e delle loro famiglie con la manutenzione stradale?». Qualcuno spieghi all’Arcigay che nessuno è obbligato a sottostare al Verbo delle associazioni omosessuali: essere contro le unioni gay non significa essere omofobo, ma difendere il valore della famiglia tradizionale. In Italia c’è ancora uno straccio di democrazia e quindi si può essere legittimamente contrari ai matrimoni gay. E calma con l’ironia sulla manutenzione delle strade: si chieda, il presidente dell’Arcigay Sannino, quanti giovani sono morti a causa di buche e strade non regolari. Anche se si fosse salvata una sola vita, sarebbe stata una grande vittoria, e questa – in qualsiasi paese civile – viene considerata la priorità assoluta, così come il rispetto del dolore di chi ha avuto la tragedia di un figlio morto in un incidente stradale.
E che? La repubblica ha una seconda festa? Già fin troppo il 2 giugno – che basta e avanza – ma anche in febbraio! Comunque – nozze o non – i gay pensino pure a fare le loro porcate tra le quattro mura di casa loro senza sbandierarsi… M.S.