Dopo 53 giorni di agonia si è spento il tifoso del Napoli. I familiari: chiediamo giustizia, non vendetta
Ciro Esposito non ce l’ha fatta. Il tifoso del Napoli, ferito il 3 maggio scorso a Roma prima della finale di Coppa Italia di calcio fra Napoli e Fiorentina, è morto alle 6 del mattino. Era ricoverato nel reparto di rianimazione del policlinico Gemelli. Le sue condizioni si erano ulteriormente aggravate martedì pomeriggio quando si era diffusa la notizia del decesso, ma il suo cuore batteva ancora, come hanno riferito i familiari. Enzo Esposito, lo zio del giovane napoletano, ha lanciato un appello poco dopo la morte del nipote: «Non si faccia violenza nel nome di Ciro. Invitiamo a mantenere la calma, non vogliamo altra violenza, ma solo rispetto per lui».
Ciro Esposito, 30 anni, è deceduto «per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali», come ha spiegato Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione del Gemelli. Scene di dolore e disperazione fuori dal Pronto soccorso del policlinico, dove si è riunita tutta la famiglia Esposito (la madre Antonella Leardi, il padre Giovanni, i fratelli, la fidanzata Simona e un’altra ventina di persone). «Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questo periodo hanno manifestato la loro solidarietà. Non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi cinquanta giorni di dolore», hanno riferito i parenti del giovane. Il pubblico ministero Eugenio Albamonte ha affidato al medico legale Costantino Cialella l’autopsia sulla salma, trasferita nell’obitorio del policlinico Umberto I, in piazzale del Verano. Desiderio della famiglia Esposito è «riportare Ciro al più presto a casa. È il momento del dolore – ha aggiunto lo zio – ma stiamo lavorando per poter accelerare i tempi e ripartire per Napoli». «De Santis non era solo – hanno aggiunto i parenti di Esposito – Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi nella gestione dell’ordine pubblico ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani». Angelo Pisani, l’avvocato del giovane tifoso, ha chiesto che venga proclamato il lutto nazionale e che sia dato al giovane l’ultimo saluto nell’auditorium del suo quartiere a Napoli. Il sindaco partenopeo Luigi De Magistris ha annunciato il lutto cittadino.
Il tifoso del Napoli era stato ferito a colpi d’arma da fuoco prima della partita tra Fiorentina e Napoli, preceduta da violenti scontri fra tifosi del Napoli e quelli della Roma, scontri originati probabilmente da vecchi rancori e vendette. Per quei colpi d’arma da fuoco è stato arrestato Daniele De Santis, ultrà della Roma ora detenuto in un reparto del policlinico Umberto I per una grave infezione a una gamba. Con la morte di Esposito ovviamente la sua posizione si aggrava: non più tentato omicidio, ma omicidio volontario. È probabile che sia presto trasferito in una struttura protetta, un carcere che abbia un reparto ospedaliero, forse anche fuori Roma.