Confcommercio boccia il governo: “Consumi ancora fermi al palo”

7 Mag 2014 13:01 - di Lando Chiarini

“Per i consumi non è ancora arrivata la primavera”. È sospeso ma non sfumato il giudizio della Confcommercio sulle ricette adottate dal governo Renzi per uscire dalla crisi. A farlo capire è il presidente dell’associazione, Carlo Sangalli, aprendo i lavori dell’assemblea pubblica in corso a Roma sul tema “Lazio, Italia, Europa”. Il terziario è uno dei settori maggiormente esposti ai danni provocati dalla crisi. L’esponenziale calo dei consumi dal 2007 – anno in cui i mercati internazionali sono stati risucchiati dal fallimento della Leman Brother’s – ad oggi ha prodotto numeri da economia di guerra. Partendo da periodi più ravvicinati, solo  dal 2011 al 2013 sono falliti circa 75.000 negozi (140 ogni giorno) per una perdita secca di posti di lavoro stimabile in ben 300.000 unità. Una vera ecatombe di saracinesche che difficilmente potrà essere ristorata dal controverso aumento di 80 euro in busta paga ad una limitata platea di salariati e stipendiati.
Il presidente Sangalli ne è fin troppo consapevole come sa, tuttavia, che non può, soprattutto in periodo di campagna elettorale, trasformare il grido di dolore dei commercianti in un j’accuse contro Palazzo Chigi. Non può dunque stupire Il suo tono necessariamente salomonico nel distribuire torti e ragioni e nel dosare paure e speranze all’indirizzo della sua categoria. Non a caso parte dall’amara constatazione del calo dei consumi a marzo rilevato dal centro studi della Confcommercio per arrivare a dire che “il dato di oggi, peggiore del previsto, conferma un’Italia in bilico tra due stagioni molto diverse” che è un po’ come distinguere l’attivismo di Renzi, cui attribuisce un “importante capitale di fiducia”, dalle difficoltà del mercato interno che, invece, “continua a soffrire” dal momento che “le famiglie ancora scontano gli effetti della crisi e di conseguenza sono costrette a ridurre i consumi”. In queste due stagioni Sangalli distingue una prima in cui c’è “un’Italia in cui i segnali di ripresa, per quanto deboli, autorizzano un po’ di ottimismo” da una seconda che invece “è ferma al palo”.
Non è difficile scorgere nel non detto del leader della Confcommercio una punta di incipiente delusione per i roboanti annunci fatti dall’esecutivo ed i magri risultati raggiunti. Lo si deduce abbastanza chiaramente nel momento in cui esorta il governo a non sprecare il “capitale di fiducia” accumulato soprattutto grazie alle promesse, per altro non ancora onorate da Renzi, mettendo in cantiere le vere riforme di cui hanno bisogno non solo i commercianti ma tutti gli italiani. A ricordarle è lo stesso Sangalli: “Più lavoro, meno tasse e meno spesa pubblica”.

 

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