Arrestato in Libano Marcello Dell’Utri. Il governo chiederà l’estradizione
L’annuncio lo ha dato Angelino Alfano dal palco dell’assemblea costituente del Ncd: Marcello Dell’Utri è stato arrestato in Libano e si trova negli uffici della polizia libanese. “Chiederemo l’estradizione”, ha aggiunto Alfano. Questa mattina in un’intervista il fratello dell’ex senatore, Alberto, aveva difeso il congiunto latitante: “Latitante? No, mio fratello non è un latitante. È un evaso. Perché negli ultimi 20 anni è stato come in carcere, dietro le sbarre di accuse assurde come quelle di connivenza mafiosa. Accuse lontane anni luce dalla sua mentalità. È un perseguitato”.
La “fuga” in Libano, prima della sentenza della Cassazione che potrebbe confermare la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è la conferma della “vita spericola” di Marcello Dell’Utri, definito dalla corte d’appello di Palermo il “mediatore contrattuale” del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa nostra dall’altra. Una vicenda giudiziaria lunga quasi 20 anni: cominciata nel 1994 con l’iscrizione nel registro degli indagati per concorso in associazione mafiosa, passata per due condanne pesanti, un annullamento con rinvio da parte della Cassazione, una nuova condanna nell’appello-bis a sette anni di reclusione.
“Se sono pronto al carcere? Col cavolo, spero di non andarci. Però psicologicamente sono pronto da una vita. Bisogna fare una borsa, metterci due libri, e te ne vai”. Così l’ex senatore del Pdl Marcello dell’Utri parlava alla Zanzara su Radio 24 il 6 settembre scorso, subito dopo le motivazioni della sentenza d’appello che lo condannava per concorso esterno in associazione mafiosa. Martedì prossimo la Cassazione, investita dai difensori dell’imputato, dovrà pronunciarsi ancora una volta sulla vicenda: potrebbe chiuderla – in questo caso la condanna di Dell’Utri diventerà definitiva e l’ex senatore dovrà scontare la pena – o riaprirla di nuovo, disponendo un altro processo: sarebbe l’appello-ter.