A Predappio il sindaco renziano “risuscita” la Casa del Fascio: qui pellegrinaggi per “capire” e senza camicia nera

21 Apr 2014 12:16 - di Desiree Ragazzi

C’è chi vuole cancellare ogni traccia di Benito Mussolini e chi vuole invece studiarlo e analizzarlo. E così accade che il nome del Duce è stato spuntato dall’Albo d’Oro di Torino, mentre Predappio (la città dove nacque Mussolini) si prepara a celebrarne la storia. Luigi Mascheroni su il Giornale spiega che il sindaco Giorgio Frassineti, esponente renziano del Pd, sta infatti progettando una mostra permanente che racconti i vent’anni del Fascio. Il sindaco che si ricandida alle prossime elezioni di maggio alla guida della città ha lanciato, non a caso, il suo slogan: «Predappio bene comune». In sostanza, il suo pensiero è chiaro: partendo dal presupposto che il collegamento Predoppio-Mussolini non può essere cancellato allora se ne servirà per rilanciare l’immagine della città e riportare la cittadina al centro dell’attenzione, per la storia e la memoria che può trasmettere: «Se nel Ventennio Predappio fu la “meta ideale” di ogni italiano, “la Galilea di tutti noi” come diceva Starace, quando si spostavano addirittura le fonti del Tevere perché tutto nascesse qui, dopo il ’45, sulla città cadde la damnatio memoriae. Nessuno ci venne più. Solo silenzio e disonore».  L’obiettivo, dunque, è illustrare chi era Mussolini, com’era l’Italia quando lui governava e in che modo ha cambiato la nostra storia. «Basta con la Predappio del turismo in camicia nera – afferma Frassineti sempre al Giornale, commentando la sua decisione definita da molti controcorrente – La città non deve celebrare né supportare il fascismo, ma lo deve conoscere in modo completo. E per farlo deve sapere cosa è stato il fascismo, come è nato e come è caduto: occorre raccontarlo senza paura». L’esposizione permanente, secondo le intenzioni, potrebbe essere allestita nella Casa del Fascio, oggi un edificio diroccato e in decadimento perché considerato per moltissimo tempo, da una logica antifascista, il simbolo di un passato da dimenticare e appunto da cancellare. Da quando venne portata la salma del Duce nel suo paese natale, iniziò un silenzioso pellegrinaggio, che ebbe il suo culmine il 29 luglio 1983: nel centenario della nascita nella città arrivarono circa trentamila persone per le celebrazioni. Il sindaco ha quindi deciso di incanalare questo interesse per la cultura fascista nello studio della storia, delle ragioni e degli eventi storici che raccontano il Ventennio, aprendo un museo che, attraverso documenti ufficiali e testimonianze, spieghi il fascismo e Mussolini. Un’iniziativa che fa seguito alla mostra inedita  sugli anni giovanili di Mussolini, pensata e organizzata sempre dal sindaco Pd. Oltre duecento opere, tra cui molti inediti, raccontano il lato privato e più sconosciuto del Duce. Lettere, cartoline, fotografie, articoli di giornale, opuscoli, ritratti e tanto altro ancora, tracciano un percorso storico e documentario unico e imperdibile. Di grande interesse per i visitatori alcune opere del tutto inedite. In particolare alcuni ritratti di Benito, tra cui il primo in assoluto, dipinto ad olio dall’amico Pietro Angelini nel 1910, che raffigura Mussolini arrestato dai carabinieri a Predappio dopo una conferenza “sovversiva”. C’è poi la lettera autografa di Mussolini ad Alfredo Polledro, scritta il 2 aprile 1905, quaranta giorni dopo la morte della madre Rosa Maltoni. A Polledro, scrittore e militante del sindacalismo rivoluzionario, Benito confida i propri tumulti dell’animo, uniti a pensieri sul socialismo e sulla «causa della Rivoluzione». Ma non solo. C’è anche la fotografia originale del 1897 della scolaresca dell’istituto magistrale Carducci di Forlimpopoli, in cui è ritratto anche il quattordicenne Benito; il primo opuscolo pubblicato da Mussolini a Losanna nel 1904 dal titolo L’uomo e la divinità, in cui lui nega l’esistenza di Dio; cartoline con l’immagine di Mussolini come direttore dei giornali Avanti (1912) e Il Popolo d’Italia (1914) e il Calendario socialista del 1910, stampato a Trento e curato da Benito. Un vero e proprio inedito nel panorama politico del periodo. La mostra inaugurata  a fine settembre scorso, continuerà fino al 31 maggio.

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