Scandalo a Roma: gli “okkupanti” bivaccano nel Teatro Valle e si indignano se arriva la polizia…

4 Feb 2014 19:38 - di Luca Maurelli

Indignazione, sgomento, sorpresa, scandalo: gli okkupanti abusivi non gradiscono intrusioni nello spazio abusivamente occupato. Ci mancava poco che l’altro giorno il “popolo” del Teatro Valle, che da tre anni bivacca nel complesso teatrale più antico di Roma, non chiamasse i poliziotti per denunciare gli altri poliziotti che stavano violando la proprietà “socializzata”.Come se il teatro Valle fosse un centro sociale, ormai, tipo il Leoncavallo o Officina 99. Gli okkupanti, sui giornali, addirittura si meravigliano che sia stata aperta un’inchiesta da parte della magistratura sull’occupazione dell’edificio, “benché siano quasi tre anni (la terza candelina a giugno) che il Valle ha intrapreso il suo nuovo percorso», scrivono orgogliosi. Come se chi ci fosse il condono, come se uno che entra a casa del vicino, che si barrica nel suo salotto per tre anni, poi avesse diritto a restarci perché sono passati tre anni.

Nella Roma di Marino e nell’Italia del ministro Bray accade anche quest: il mondo si rovescia. Come per questa vicenda, paradossale, che da tre anni si consuma nel centro di Roma, dove il Valle, inaugurato nel 1727, con seicento posti tra palchi e platea, un vero gioiello della cultura nazionale, è ormai ridotto a parcheggio di pseudo intellettuali si sinistra, artisti, studenti, sfaccendati, che in quei locali dormono, mangiano, vivono e fanno gli spettacoli che piacciono a loro. Ogni tanto, poi, ricevono visite di vip che solidarizzano con l’occupazione, come accaduto con Elio Germano, Fabrizio Gifuni, Luca Ronconi, Peter Brook, Jovanotti, Capossela. Gli occupanti si sono messi in testa, nel silenzio del sindaco Marino e del ministro Bray, di trasformare il Valle in “bene comune” con la nascita di una Fondazione. Così hanno deciso, basta. E se arrivamo i poliziotti per loro è una provocazione. Perché quando si occupa, si occupa, mica si scherza, la polizia deve lasciarli fare. Tutto vero, purtroppo, come fece notare qualche mese fa non un pericoloso fascista ma Gino Paoli, ora presidente della Siae: «Al Valle tre anni di illegalità totale. Mi ricordano i figli di papà di Valle Giulia che, in nome del popolo, picchiavano i poliziotti, ossia i veri figli del popolo». Sì, Gino Paoli, quello di un cielo in una stanza, almeno quella non ancora occupata.

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