Petizione delle famiglie cattoliche contro l’ideologia di genere

1 Feb 2014 18:18 - di Valerio Pugi

Una petizione è stata rivolta dall’associazione “Pro Vita” alle massime autorità istituzionali (il presidente del Consiglio, i ministri dell’Interno, dell’Istruzione, delle Pari opportunità e della Salute, l’Autorità Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, la Commissione parlamentare per l’infanzia) per disapplicare e ritirare la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, emanata dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar), parte del Dipartimento per le Pari opportunità. Questo documento infatti, secondo i promotori, «piuttosto che promuovere valori veri, condivisi dal popolo italiano e coerenti con la Costituzione, promuove una vera e propria ideologia contro natura, sostenuta da una esigua minoranza, e che contrasta in molti punti con i principi costituzionali. La “Strategia nazionale” accoglie le rivendicazioni delle associazioni omosessualiste e si fonda sulla ideologia detta “teoria del gender” (gender theory), che si basa sul concetto di “identità di genere” intesa come soggettiva percezione di appartenenza a un “sesso”, anzi, a un “genere” anche indipendentemente dal proprio sesso biologico: sarebbe questa “identità di genere” il solo fattore importante – secondo “Pro Vita” – per decidere il proprio comportamento sessuale e il “ruolo” nella società. Ne segue una visione in cui ogni “orientamento sessuale” ha pari dignità essendo importante, in fin dei conti, non una realtà umana naturale (biologica, psicologica e morale) ma una scelta assolutamente soggettiva; e così ogni valutazione morale o giuridica di favore o di disfavore verso l’uno o l’altro “orientamento” viene vista come “discriminatoria”. Conseguentemente viene vista come discriminatoria e “eterosessista” la posizione di coloro che riconoscono nella famiglia e nel matrimonio “eterosessuale” l’unica forma di famiglia o di matrimonio legittimo. Questa teoria – sostengono i promotori della petizione – è contraria alla realtà della persona come essere sessuato ed è priva di ogni seria base scientifica: infatti sia il “comportamento” che il “ruolo sociale” sono intimamente legati al sesso biologico che, oltre a derivare da un fattore genetico ineliminabile, determina importanti differenze a livello somatico, funzionale, ormonale e persino nella struttura dell’encefalo. Così ogni scissione tra “l’identità” e il proprio corpo sessuato, oltre ad essere una finzione, non può che costituire una profonda frattura nella personalità, con pesanti conseguenze sul profilo psicologico. La “teoria del gender” è accolta pienamente dalla “Strategia nazionale” dell’Unar».

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