“Concessione” indiana: «Rinunciamo a chiedere la pena di morte per i marò»

7 Feb 2014 19:27 - di Giovanni Trotta

Il ministero degli Interni indiano ha rinunciato a invocare la pena di morte nei capi di accusa della polizia Nia, pur mantenendo lo strumento della legge anti-pirateria (Sua Act) per processare i Fucilieri di Marina italiani. Lo riferisce l’agenzia di stampa Pti. Ripetendo una ipotesi già formulata nei giorni scorsi, l’agenzia asserisce che «il ministero è dell’opinione che i due debbano essere processati con il Sua Act ma che non si debba invocare la pena di morte in esso contenuta». Poiché però i processi si fanno in tribunale e non nei ministeri, probabilmente queste dichiarazioni servono solo ad allungare i tempi e a mettere il governo italiano in una condizione di sottomissione. Fonti a conoscenza della decisione hanno detto che in effetti il ministero dell’Interno nella sua decisione mantiene la determinazione di utilizzare il Sua Act per permettere alla polizia Nia di formulare i capi di accusa nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che però escluderanno la pena di morte. La stessa fonte ha spiegato che l’idea degli Interni sarebbe quella di replicare il trattamento riservato dall’India al super boss della mafia indiano Abu Salem, implicato negli attentati terroristici a Mumbai del 1993. Dopo la sua estradizione nel 2005 dal Portogallo dove fu arrestato, l’India promise a Lisbona che nel suo caso non sarebbe stata applicata la pena di morte, fatto poi confermato con una sentenza della Corte suprema indiana dell’agosto 2013. «Non reagiamo, come in passato, a notizie non ufficiali pubblicate dalla stampa», ha detto l’inviato del governo italiano Staffan de Mistura riguardo alla notizia trasmessa dall’agenzia Pti secondo cui il ministero dell’Interno esclude per i marò una richiesta di pena di morte, ma mantiene la legge anti-pirateria per l’accusa. «Il governo italiano – ha aggiunto – farà sapere la sua posizione durante e dopo l’udienza di lunedì» in Corte Suprema. Piuttosto scettici i commenti: «Il governo indiano assicura che nostri marò non rischiano la pena di morte, ma abbiamo avuto tante volte rassicurazioni prontamente smentite poche ore dopo. Speriamo questa sia la volta buona e che lunedì non ci siano ulteriori rinvii», ha scritto infatti Gianni Alemanno sulla propria pagina Facebook.

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