La Fondazione di An: «Non c’è nessun giallo sull’utilizzo del simbolo di Alleanza Nazionale»
Botta e risposta sul simbolo di Alleanza nazionale. Il Tempo, in un articolo, ha sollevato dubbi sulla reale possibilità della Fondazione di assegnare il simbolo a Fratelli d’Italia: sulla proprietà non si sarebbe mai «fatta chiarezza». In più, si legge sul Tempo, la decisione di ratifica del cda non sarebbe stata unanime. Immediata la replica della Fondazione: «La registrazione del marchio non ha rilevanza dirimente in ordine alla titolarità del diritto al simbolo di Alleanza nazionale, diritto che spettava indubitabilmente al partito politico Alleanza nazionale e che i deliberati congressuali hanno attribuito alla Fondazione, così come riconosciuto anche nella nota recente decisione del Tribunale di Roma». Il Tribunale di Firenze nell’ordinanza del 3 aprile 2006 – prosegue la nota – in una controversia sull’utilizzo del simbolo della Fiamma tricolore fa notare: «Nè, tantomeno, può attribuirsi rilevanza alla domanda di brevetto del simbolo, posto che tra l’altro non si tratta di segni distintivi di attività imprenditoriali, e, dunque, non si verte in materia di tutela brevettuale, ma di tutela della denominazione di un partito politico, per il quale è interesse generale a valenza squisitamente pubblicistica che nessuna confusione, nessun equivoco e nessuna incertezza possano determinarsi nell’identificazione del soggetto politico in capo ai cittadini elettori ed ai potenziali iscritti». Ciò non di meno la Fondazione ha provveduto in data 19 novembre 2013 a depositare presso il ministero dello Sviluppo economico la domanda di registrazione del marchio Rm 2013 C006414, al fine di evitare possibili impropri utilizzi del simbolo anche solo sotto il profilo commerciale. Va precisato che i normali tempi tecnici burocratici per il formale accoglimento delle domande di registrazione sono di almeno 2-3 anni. Pertanto è assolutamente normale che la domanda della Fondazione risulti ancora in “lavorazione”». Per il Cda questo «comunque non limita in alcun modo i diritti della Fondazione. Peraltro da un ricerca effettuata presso la banca dati del sito del ministero dello Sviluppo economico (www.uibm.gov.it) né all’epoca né oggi risultano altre precedenti analoghe richieste di registrazione». Infine sull’altra questione sollevata, quella dei quorum, la Fondazione replica di avere «circa 700 iscritti in regola con gli adempimenti associativi e pertanto con diritto di voto, dei quali solo 540 si sono presentati il 14 dicembre all’assemblea all’Ergife. Sebbene molti, provenienti dalle più lontane regioni d’Italia, pur avendo partecipato alla votazione per alzata di mano non hanno potuto rimanere per la verifica a causa delle prenotazioni per il rientro, i 290 voti favorevoli risultati alla controprova del notaio sono comunque nettamente superiori alla maggioranza richiesta».