Sciopero del tavolino, deserto il centro di Roma. È l’ultima protesta contro l’integralismo di Marino

20 Dic 2013 13:55 - di Desiree Ragazzi

« Amico residente, amico turista, scusaci per il disagio che ti creiamo, vogliamo solo continuare a servirti». Per un giorno i tavolini di bar e ristoranti del centro storico di Roma diventano protagonisti di uno sciopero bianco. Piazza Navona, il Pantheon, piazza della Rotonda e tanti altri luoghi di ritrovo, in pieno clima natalizio, hanno perso un po’ il loro glamour e sono po’ spente. I turtisti, infatti,  oggi hanno avuto l’amara sorpresa di trovare le classiche trattorie con le saracinesche abbassate e di osservare uno spettacolo insolito: i tavolini, che generalmente occupano i marcipiadi, sono accatastati uno su l’altro. Tutta colpa di Marino che ha deciso di delimitare le aree entro le quali pub, i ristoranti e i bar potranno occupare il suolo pubblico. Ma i commercianti non ci stanno e come avevano preannunciato nei giorni scorsi sono passati dalle parole ai fatti: malgrado l’area di festa hanno chiuso le loro attività e hanno appeso un po’ dovunque striscioni e manifesti per comunicare a stranieri e romani i motivi della protesta. Sott’accusa ci sono il ministero dei Beni Culturali, il Tar ma soprattutto il Campidoglio accusato per la «sua proverbiale coerenza». Tutti, si legge in un comunicato, «prendono a cannonate il settore ricettivo del primo municipio imponendo “ex lege” tanto irragionevoli quanto cervellotici piani di massima occupabilità che si tradurranno nei fatti nella rimozione dei tavoli». Il provvedimento che diventerà operativo il primo gennaio 2014 prevede, come si legge in un volantino, «tagli scellerati ai tavoli all’aperto: azzerati o dimezzati per molti, ridotti per tutti. L’amministrazione non sa o finge di non sapere che se togli i tavolini a un esercente condanni lui alla chiusura , i dipendenti alla perdita di lavoro». Per ogni tavolo rimosso, si legge ancora, «per il conseguente calo di incassi, verrà lasciato per strada almeno un dipendente, e con lui la sua famiglia.  È questo quello che volete? È questa la vostra geniale trovata per creare posti di lavoro? distruggendoli? Se questa è la Seconda repubblica… aridateci la Prima, quanto meno i nostri figli mangiavano».

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