Stabilità, Fassina fa le pulci alla politica dell’Eurozona. Niente terapia shock. E apre alla riduzione dell’Irpef
I vincoli di finanza pubblica e soprattutto quelli delle politiche economiche dell’Eurozona rendono «irricevibile la richiesta di una terapia shock attraverso la legge di stabilità». Lo ha detto Stefano Fassina in commissione Bilancio del Senato durante l’avvio dell’esame digli oltre 3000 emendamenti alla tormentata manovra targata Letta. Malgrado tutto l’impegno possibile, insomma, il viceministro lascia intendere che la legge di stabilità non farà miracoli, anche per responsabilità dell’attuale politica economica europea.«Il governo è disponibile a apportare miglioramenti alla legge di stabilità, specie sulla parte che riguarda l’Irpef – ha aggiunto il viceministro dell’Economia – per irrobustire il potere d’acquisto delle famiglie più in difficoltà». Nella replica a nome del governo che chiude la discussione generale sulla legge ha sottolineato come «per la prima volta dopo 12 anni» il Parlamento si trova dinanzi a una manovra «anticiclica, poiché l’indebitamento programmatico è maggiore del tendenziale». La richiesta di una terapia shock, dunque, è inesaudibile e nessuna economia nazionale può avere una crescita in grado di recuperare occupazione senza prima correggere radicalmente le politiche economiche dell’Eurozona. Infine Fassina ha invitato a fare molta attenzione agli interventi sulla spesa: già la manovra è severa, sotto questo punto di vista, occorre tener presente che ulteriori tagli alla spesa hanno effetti recessivi. Da Fassina arriva anche una timida apertura alla cosiddetta “no tax area”, ossia la possibilità di modificare la normativa che riguarda l’area di esenzione fiscale per i redditi più bassi, come richiesto da alcuni emendamenti che propongono di elevare la quota esente dalle imposte da 8.000 a 12.000 euro. «Valuteremo, per ora non ne abbiamo parlato», ha detto ai cronisti a margine delle riunioni della Commissione.
(ANSA).