La strage di Podrute voluta dal governo serbo: 21 anni dopo la verità sull’elicottero italiano abbattuto
L’eccidio di Podrute (dove morirono quattro militari italiani e un francese) non fu un errore del pilota del caccia serbo, ma una vera e propria esecuzione decisa dai vertici dell’aeronautica di Belgrado. È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza della terza Corte d’assise di appello di Roma che ha condannato, ribaltando l’assoluzione in primo grado, il comandante della base militare di Bihac, Dobrivoje Opacic e il suo superiore il comandante del 5° corpo d’armata dell’aeronautica militare Jugoslava, Liubomir Bajic a 28 anni di reclusione per omicidio e disastro aviatorio. I cinque militari, membri del corpo di osservatori Cee, erano Enzo Venturini 50 anni, Marco Matta di 27 anni, Fiorenzo Ramacci di 23 anni, Silvano Natale 40 anni e Jean Lup Ejchenne, 35 anni. L’abbattimento è avvenuto intorno alle 14 del 7 gennaio ’92. Un ”Mig” dell’ aviazione federale jugoslava lanciò due missili aria-aria contro l’ elicottero in missione di pace, completamente dipinto di bianco e che portava le insegne della Cee, facendolo esplodere in volo. I giudici hanno considerato responsabile anche la repubblica Serba condannandola «al risarcimento dei danni» a favore dei familiari dei tre soldati italiani deceduti «accordando una provvisionale di 150mila euro». La strage dimenticata, per vent’anni ha avuto un solo colpevole: l’ex pilota Sisic. Nel 2002 , fu arrestato in Ungheria, estradato in Italia e processato a Roma. Nel maggio del 2003 venne condannato all’ergastolo. Dopo la riduzione della pena a 15 anni in Italia, nel 2006 il governo Prodi (ministro degli Esteri D’Alema) con un «accordo di cooperazione bilaterale in ambito legale», lo ha riconsegnato alla Serbia, che da tempo lo ha rimesso in libertà.