È la fine di un sogno? Lo pensa solo chi non conosce il mondo della destra e del centrodestra

16 Nov 2013 21:33 - di Girolamo Fragalà

Dov’eravamo rimasti? Eravamo rimasti con la politica in stand by, tutti a chiedersi cosa sarebbe accaduto, quanto profondo fosse il solco tra Berlusconi e Alfano, quali conseguenze avrebbero avuto i contrasti e le fibrillazioni interne all’ormai ex Pdl. Ora è tutto chiaro, c’è stata la scissione, una scissione dolorosa ma non tragica, che apre a una serie di evoluzioni politiche sulle quali gli opinionisti già si esercitano a disegnare scenari, a conteggiare le truppe parlamentari per valutare la tenuta del governo e il rimescolamento delle carte. Ma a volte gli schiaffi sono salutari, perché provocano uno shock che risveglia dal torpore. E nel torpore il centrodestra era finito da tempo, a causa di un risultato elettorale che aveva portato alle larghe intese, necessarie ma non gradite da ampie fette di elettori. Il dato più significativo del Consiglio nazionale del Pdl è stato l’appello lanciato dal Cavaliere a tenere i toni bassi. L’ha fatto perché la politica non è improvvisazione, bisogna avere la capacità di guardare avanti. Sarebbe stato facile, per lui, gridare al complotto, al tradimento, all’ingratitudine. L’aveva già fatto quando fu costretto alle dimissioni da premier e a passare la staffetta a Monti, si moltiplicarono i suoi quoque tu Brute, gli avevano voltato le spalle anche i fedelissimi. Stavolta ha evitato perché in gioco c’è il futuro dello schieramento e non si può rinunciare a nessuno, a meno che non si voglia abbandonare il sogno di un unico fronte compatto contro la sinistra, la famosa unione dei moderati, l’idea che Berlusconi aveva lanciato nel ’94 sulla scia della lezione di Pinuccio Tatarella. Di diverso ora c’è soprattutto il voto sulla decadenza, che tutti – si chiamino lealisti o governativi, falchi o colombe – considerano un sopruso ma che può essere da un lato un elemento unificante e dall’altro un boomerang per la sinistra. Ma non solo. La rinascita di Forza Italia e il debutto del “Nuovo Centrodestra” lasciano una strada aperta e vengono accompagnati dai processi evolutivi a destra, con Fratelli d’Italia che consolida le proprie posizioni non solo sotto il profilo elettorale ma anche sotto quello contenutistico (l’Officina ne è un esempio) e le prove tecniche di unità fatte da Storace, Poli Bortone e Menia. Quindi non tutto il male viene per nuocere. Anzi, si ricomincia. Basta mettere un punto alle polemiche e rimboccarsi le maniche. Chiedendosi semplicemente: «Dov’eravamo rimasti?».

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