Tregua armata tra i Cinquestelle. Grillo costretto a “scendere” a Roma per recuperare le pecorelle smarrite

11 Ott 2013 10:53 - di Gloria Sabatini

La notte ha portato consiglio. Il guitto, il “fascista” Grillo, massacrato dalla rete per il blog contro la soppressione del reato di immigrazione clandestina, è costretto a riparare lo tsunami provocato dai due senatori firmatari dell’emendamento che dispone l’abrogazione del reato. Verrà a Roma ad aggiustare le cose, ma quanto durerà la tregua armata tra il capo e i parlamentari sempre più infastiditi dagli altolà del capo ? Sarebbe stata un’assemblea “serena” e compatta quella che ieri sera ha occupato i parlamentari Cinquestelle a discutere della sconfessione di Grillo e Casaleggio. Nessuna spaccatura, per ora, ma la storia che Beppe da Genova fa e disfa il lavoro parlamentare non tiene più. Nessuno strappo, insomma, nessuna conta ma la tensione resta alta e i parlamentari chiedono un incontro urgente per chiarire la posizione sull’immigrazione ma anche le regole per la presentazione delle leggi, che Grillo vorrebbe blindare. Così il leader (e forse il guru Casaleggio) all’inizio della prossima settimana dovrà fare un salto nella capitale per recuperare le pecorelle smarrite. «Verrà è tanto tempo che non lo fa e ci parleremo, anche di questo», dice Andrea Cecconi in versione pompiere, «il problema è stato con la rete, andava preparata a una notizia come questa». Più risoluto il capogruppo alla  Camera, Alessio Villarosa, per il quale «il post di Grillo è stato impulsivo, perché lo ha fatto, perché  non ha chiesto prima un chiarimento? E comunque l’emendamento resterà». È vero che il tema immigrazione non era nel programma elettorale che i candidati hanno sottoscritto come soldatini, ma dopo la tragedia di Lampedusa era difficile in Aula restarsene in silenzio per aspettare le direttive dall’alto. «Non possiamo non prendere posizione su argomenti che interessano nel vivo la vita del Paese. Forse c’è stato un problema di comunicazione…», dice Mattia Franzinati. Già la comunicazione, croce e delizia del movimento, la rete, che ha costruito il successo elettorale e che ora rischia di ritorcersi contro il dirigismo dei vertici ed evidenziare la difficoltà di tenere insieme le diverse anime del movimento. Anche nello staff di Grillo si stenta a capire la strategia e persino i fedelissimi, scalpitano perché stavolta Beppe «ha preso un abbaglio». Sarà la rete decidere senza cadere nella demagogia populista, dice Maurizio Buccarella, «noi parliamo alla gente, non alla pancia». Il Pd, da parte sua, non perde l’occasione per aizzare il fuoco con appelli al coraggio e all’autonomia dei parlamentari eletti. «Abbiate coraggio per opporvi a chi, da un blog, cerca di imporre una linea non condivisa e non condivisibile. Perché in Parlamento ci siete voi non Beppe Grillo. E allora fategli vedere davvero chi è che porta i pantaloni», è l’invito del democratico Francesco Russo.

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