Scelta civica, altro “schiaffo” al Prof: prevale la “linea Mauro” e si dimette Susta, capogruppo al Senato

24 Ott 2013 20:20 - di Guglielmo Federici

Prosegue l’evaporazione di Scelta Civica, che dopo il divorzio da Casini continua a parcellizzarsi al suo interno in microframmenti. Oggi una nuova puntata della querelle, la drammatica assemblea del gruppo al Senato, che si è conclusa come nelle previsioni con la vittoria della “linea Mauro”: la maggioranza, composta dagli undici senatori popolari, ha approvato un documento nel quale, sconfessando il direttivo del partito di martedì, si approva il mantenimento del gruppo unitario del Senato, «così come votato dagli elettori Sc» e si accolgono le dimissioni del capogruppo Gianluca Susta, di area montiana. Uno “schiaffo” al professore che voleva la testa del ministro della Difesa e aveva formulato un diktat chiaro: isolare i traditori, stanarli, costringerli (il ministro Mauro per primo) a scegliere se stare in Sc, alle condizioni dei montiani, oppure andarsene, fare il gruppo I Popolari in Parlamento con l’Udc e arrivederci. O con Monti o con i «traditori» , «quei pochi che, ottenuto il loro seggio in Parlamento o al governo con il nostro simbolo (che allora, anche per loro insistenza, recava il mio nome), oggi vogliono “superare” Scelta Civica» e fare un nuovo partito popolare con altri pezzi di ex Dc. È andata male per il professore. Le dimissioni di Susta sono passate con 11 voti su 18. La prossima settimana il gruppo eleggerà il nuovo presidente della formazione che, ricorda Antonio De Poli (Udc), alle elezioni si chiamava “Con Monti per l’Italia”. Le dimissioni di Susta sono uno dei tre punti di un documento votato dal gruppo dopo 4 ore di riunione. Il primo punto, votato all’unanimità, quindi anche dai montiani, ribadisce il sostegno al governo Letta. L’altro punto, votato dagli undici “popolari”, sancisce invece l’unitarietà del gruppo. Insomma, un ginepraio nel quale sono volate parole grosse per essere dei moderati. Monti che nella precedente riunione aveva deciso di presentarsi nella sede di via Poli a Roma, ha subito sparato a zero contro Mauro, definito «un solone», e contro tutti quelli che cercano di «snaturare» il suo partito traghettandolo nel centrodestra. Una durezza di toni che ha lasciato stupiti i critici e i fedelissimi. 

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