Cgil, Cisl e Uil fanno da sponda a Fassina: quattro ore di sciopero contro la legge di stabilità
Prevenire è meglio che curare e uno sciopero preventivo non si nega a nessun governo. Contro la legge di stabilità, il capolavoro monco di Enrico Letta che domani inizierà il Calvario parlamentare, i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso un pacchetto di quattro ore di sciopero con manifestazioni territoriali da mettere in campo da qui a metà novembre. «Gli scioperi saranno gestiti a livello periferico», ha detto Luigi Angeletti e saranno accompagnati da eventi territoriali con l’obiettivo di «influire sul dibattito politico». «La riduzione del carico fiscale sui lavoratori dipendenti e sui pensionati è del tutto simbolica e quindi inefficace – spiega il leader della Uil – con questa legge di stabilità abbiamo condannato il Paese alla stagnazione sia per il 2014 che per il 2015». È un pressing a tre sull’esecutivo e sui lavori parlamentari per modificare la maxi Finanziaria: a metà novembre le tre sigle riuniranno i loro direttivi per fare il punto sull’esito della mobilitazione mentre nei prossimi giorni chiederanno un incontro con i capigruppo di Camera e Senato per «spiegare le nostre ragioni e convincerli della necessità di introdurre dei cambiamenti». Susanna Camusso non si fa pregare per strattonare Stefano Fassina, campione di “stop and go”. «È stato un grave errore non fare una legge di stabilità che avesse il lavoro al centro», è la risposta secca del numero uno della Cgil alle parole del viceministro dell’Economica, che, reduce dalle dimissioni annunciate e poi rientrate perché non è un pierino come Renzi, ha definito «un errore» dei sindacati la convocazione di uno sciopero generale. «Il governo Letta – spiega l’economista di grido del Pd – come tutti i governi europei si trova a muoversi in vincoli stringenti e tutti dobbiamo averne consapevolezza».
Nemmeno gli industriali sono teneri con la legge di Stabilità appena varata, «la mancanza di coraggio – sottolinea Giorgio Quinzi – non è da parte delle imprese, ma in questo momento da parte del governo che non ha ritenuto di mettere mano con forza alla riduzione della spesa pubblica». Per l’occasione ritrova la voce anche Lorenzo Cesa che invita al senso di responsabilità e a non disturbare il manovratore: oggi il testo sarà presentato a Bruxelles ed è «un peccato che in contemporanea i sindacati abbiano fatto lo sbaglio di annunciare uno sciopero contro le misure del governo».