La sinistra in preda all’isterismo: è uscita sconfitta dalla sconfitta del “mostro”

5 Ago 2013 14:37 - di Francesco Signoretta

Irritati, furiosi e un po’ coatti: a sinistra sono usciti sconfitti da quella che credevano fosse la sconfitta del “nemico”.  Avevano brindato al Berlusconi condannato, avevano goduto del Berlusconi in lacrime, ma sono stati messi al tappeto dalle migliaia di persone giunte a via del Plebiscito a Roma in una domenica d’agosto, sfidando 40 gradi, un caldo soffocante, il sole che picchiava senza pietà e rinunciando a una giornata di vacanza al mare.  Avevano scommesso che non sarebbe accaduto, gli esponenti della sinistra, figuriamoci se la gente non va in spiaggia. Speravano ci fossero quattro gatti in piazza, così da poter decretare la morte politica del mostro, un’occasione unica, la stangata finale. Niente da fare, sono stati costretti a ingoiare amaro. E hanno reagito in modo isterico, atteggiamento tipico di chi esce in frantumi da uno scontro. Il peggiore è stato il nuovo sindaco della Capitale, l’uomo in bici, quello del pasticciaccio dei Fori, quello che ha sempre un sogno e lo fa sapere al mondo intero. Ignazio Marino le ha tentate tutte per boicottare la manifestazione, ha voluto fare il “leone” di giornata per accontentare i suoi compagni di viaggio. Si è reso protagonista di una puerile polemica sul palco, ha impedito ai pullman del Pdl di avvicinarsi al centro, costringendo i militanti a lunghi tragitti a piedi sotto il sole. Un dispetto, uno squallido dispetto, pessimo biglietto da visita per un sindaco che non sa rispettare gli avversari. Un altro “personaggio” che ha dato il peggio di sé è stato Nichi Vendola, che da quando ha imparato a usare Twitter pensa sia facile gettare veleno a destra e a manca: «Berlusconi tenta l’impossibile : trasformare il “canto del cigno” in un inno di battaglia. Dopo le parole di Berlusconi, sempre più “basse intese”…». Detto da lui, lascia ben sperare. Anche i dipietristi hanno ritrovato la forza di aprire la bocca. «La smettano quelli del Pdl – ha urlato il segretario nazionale dell’Idv, Ignazio Messina – di distruggere le nostre istituzioni per salvare il capo». Peccato per lui che a essere distrutto (dall’elettorato) è stato proprio il suo capo. Che però ha colto l’occasione per dire la sua: «Capiamo che per Berlusconi non sia facile, ma tolga le mani dalla magistratura». L’unico che ha commentato con equilibrio è stato Casini, che ha ammesso: «Posso dire che il prezzo che Silvio paga oggi va ben oltre gli errori, e che l’accanimento giudiziario che parte della magistratura ha svolto nei suoi confronti è indubitabile. Ovviamente non mi riferisco alla sentenza della Cassazione bensì ad una intera vicenda durata vent’anni». Dire la verità ed essere eleganti, quindi, non è poi così difficile. Ma i Marino e i Vendola non ci riescono. E sono i veri sconfitti dalla manifestazione di via del Plebiscito.

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