Estate di lavoro per il Papa. E Castel Gandolfo si sente “orfana”

10 Ago 2013 20:05 - di Redazione

«Certo che quel portone chiuso, senza neanche le guardie svizzere, mette proprio tristezza!». Guardando dal balcone del Municipio verso l’ingresso di quella residenza pontificia ora inesorabilmente vuota, il sindaco Milvia Monachesi non può fare a meno di dare voce a una Castel Gandolfo che quest’estate si sente orfana: priva, dopo che Papa Francesco ha scelto di restare al lavoro in Vaticano, non solo di un ospite di tale rango, ma anche di una tradizione secolare che vuole questa cittadina di appena novemila abitanti diventare nei mesi estivi il centro della Chiesa mondiale. Una novità, quella di quest’anno, che tanti riflessi negativi ha anche sulle attività turistiche e commerciali della città. Per vedere un’altra estate “senza Papa” a Castel Gandolfo bisogna tornare indietro di 35 anni: a quel 1978 quando di Pontefici ne morirono addirittura due: Paolo VI il 6 agosto, proprio nella residenza estiva sui Colli Albani, e Giovanni Paolo I il 28 settembre. Oggi, invece, di Papi ce ne sono ben due in vita, uno in carica e uno “emerito”, ma entrambi passano l’estate in Vaticano e nessuno dei due viene a ritemprarsi nella quiete del Palazzo apostolico e nell’aria salubre dell’immenso giardino affacciato sul lago di Albano.
In particolare Papa Francesco, tra le tante questioni aperte del suo avvio di pontificato, ha scelto di dedicarsi a un’estate di lavoro, impegnato sui suoi progetti di riforma e sui documenti in preparazione per l’autunno: per il Pontefice dei tanti gesti innovativi, che proprio col suo esempio personale imprime l’indirizzo del governo della Chiesa, lo stesso concetto di “vacanza” in questo momento è bandito. E qui a Castel Gandolfo la differenza si sente. In città l’aria è decisamente mesta, e quel portone chiuso è il segno di un “vuoto” che è difficile riempire in altri modi. Per essere agosto, si vedono in giro sparuti turisti, quelli dei normali tour dei Castelli Romani. Ma è nelle giornate canoniche del mercoledì e della domenica – cioè delle udienze generali e degli Angelus – che mancano le masse di pellegrini che invece sarebbero potute arrivare.

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