Decreto del “Fare”, torna il tetto di 300mila euro per gli stipendi dei manager
Torna il tetto agli stipendi dei manager delle società pubbliche. Le commissioni Bilancio e Affari costituzionali, infatti, hanno approvato, con una larga maggioranza, la cancellazione delle modifiche introdotte durante il passaggio del decreto del “Fare” alla Camera. Per il limite ai compensi dei manager si torna così alle norme previste dal decreto “Salva-Italia”, che stabilisce un tetto di 300mila euro e prevede che il compenso dei manager delle società non quotate direttamente o indirettamente controllate dalle pubbliche amministrazioni non possa superare il trattamento economico del primo presidente della Corte di Cassazione. L’intervento della Camera, invece, aveva previsto che il tetto non si applicasse alle società che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica. Il governo, al Senato, aveva presentato a sua volta un emendamento che introduceva un sistema “differenziato” per le società non quotate e che prevedeva anche un taglio del 25% dei compensi dei manager delle società pubbliche quotate, sul quale però non si era trovato un accordo con le forze politiche. Con la soppressione delle modifiche introdotte alla Camera si torna quindi alle norme del “Salva-Italia”. Critico il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta: «Il voto delle commissioni ha precluso l’emendamento del governo che riduceva gli emolumenti dei manager pubblici. Un’occasione persa». Non è passata, infatti, la linea dell’esecutivo. Al momento, secondo quanto si apprende, Palazzo Chigi ha voluto evitare il braccio di ferro con il Parlamento, ma il tema resta sul tavolo e non si esclude un intervento in altri provvedimenti.